Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Appendice C Pio XI e le minoranze nazionali Alcune conseguenze dei rapporti amichevoli fra Pio XI e Mussolini furono sentite dai tedeschi dell'Alto Adige, dagli slavi della Venezia Giulia e dai greci del Docle– canneso. Una consuetudine universale della Chiesa oattolica vuole che il clero parli la lingua dei fedeli, e che l'istruzione religiosa ai bambini sia impartita nella lingua materna. Il primo segno della tempesta, che si avvicinava in questo campo, apparve nel– l'Alto Adige verso la fine del 1923. Il Provveditore della provincia emanò l'ordine che l'istruzione religiosa fosse impartita in lingua italiana in tutte le classi da cui era ban– dita la lingua tedesca (vedi p. 706). Il vescovo di Bressanone "invocò l'aiuto della San– ta Sede, e in conseguenza delle sue raccomandazioni il Governo consentl! a sospendere temporaneamente l'ordine"; "l'intervento del Papa ottenne cosi un'importante conces– sione in favore della minoranza, ma la concessione era destinata ad essere di breve dur,ata." 1 Il Regolamento fascista sull'istruzione religiosa del 1O gennaio 1924 consenti che nei comuni alloglotti gl'insegnanti di religione, designan di comune accordo dai ve– scovi e dalle autorità scolastiche, insegnassero nella iingua comunemente usata nella località; ma questo era permesso solo nelle prime tre classi delle scuole elementari. Pio XI rese .a Mussolini 1 il servizio di sanzionare qµesto accordo in una circolare del 28 gennaio 1924 emanata dalla Sacra Congregazione del Concistoro. Il 31 agosto 1926, le autorità scolastiche di Bolzano prescrissero l'uso dell'it!aliano, anche nell'insegnamento religioso. Nel luglio 1927 l'ordine fu esteso alla Venezia Giu– lia. I preti tedesclii e slavi, che non volessero o non potessero conformarsi a queste disposizioni, erano esclusi dalle scuole pubbliche. Essi continuarono nelle chiese a impartire l'istruzione religiosa e a predicare nella lingua materna. I tedeschi e gli slavi si racool:sero intorno ai preti nelle parrocchie per la difesa della loro lingua .almeno nell'istruzione religiosa. Si aspettav-ano che Pio XI facesse sentire la sua voce. Non era uno dei doveri del Papa quello di difendere le "libertà della Chiesa"? E quale libertà piu essenziale che quella d'impartire ai bam– bini. gl'insegnamenti della Chiesa nella loro lingua? Il predecessore immediato di Pio Xl, Benedetto XV, aveva deplorato pubblicamente le brutalità e gli oltraggi, a cui i fascisti sottoponevano i preti slavi nell'Istria "non di altro colpevoli che d'appartenere allo stes– so popolo e alla stessa lingua dei fedeli ad essi affidati dalla legittima autorità ecclesia– stica.' Poteva Pio XI fare altrimenti? I cattolici tedeschi e slavi dimenticavano che i casuisti deUa Curia romana hanno scoperto da un pezzo la distinzione fra la "tesi" e l'"ipotesi": la "tesi" cioè il giusto, 1 BINCHY, State and Church, p. 551. 719 BiblotecaGino Bianco

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