Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Le minoranze nazionali sotto il regime fascista Secondo i fascisti, il fascismo non opprimeva "le poche decine di migliaia (sic) di slavi" entro i confini italiani. Voleva solo "creare fra le minoranze nazionali un atteggiamento di rispettosa fedeltà verso l'Italia e di grata (sic) adesione .alla nazione." I provvedimenti del fascismo "non si applicavano affatto alle generazioni piu vecchie"; il fascismo "offriva la sua educazione soltanto alle generazioni nascenti." "Senza op– pressione, senza violenza e valendosi soltanto della propaganda fornita dai fatti," l'Ita– lia e il fascismo chiedevano ai loro nuovi cittadini "non trepida obbedienza, ma il vero e consapevole consenso di chi capisce che deve accettare una disciplina prima di poter parte~ipare alla formazione del nuovo spirito italiano." " "Quelli che furono, sino a ieri, nuclei o di schiavi o di vmtl o di sudditi pavidi e paghi di aver concessi i diritti delle meschine sopraffazioni locali sono chiamati dal– l'Italia ad essere cittadini d'Italia, con pari diritti e pari doveri con tutti gli altri della penisola" (C.S. 29-IX-1928). Naturalmente anche gli slavi rivelarono nei "plebisciti" un entusiasmo unanime per la dominazione fascista. Nel plebiscito del marzo 1934 le province di Fiume, Go– rizia, Pola e Trieste con un totale di 268.412 elettori iscritti, di cui circa la metà slavi, diedero un'affluenza alle urne di 254.864 elettori, di cui solo 477 votarono "no." Quan– to piu si moltiplicavano gli arresti, le pene di morte, le condanne alla galera ,gli mvu a domicilio coatto, tanto piu italiani e slavi si entusiasmavano per Mussolini. Nel 1935, in conseguenza di una recente intesa italo-jugoslava, i due Governi con– vennèro di permettere l'importazione dei loro rispettivi giornali (agosto 1935.). Imme– diatamente 12.000 copie di giornali stampati in Jugoslavia furono comprate dagli slavi soggetti alla dominazione italiana. Questo disturbò tanto i fascisti che nel novemb.re 1935 l'importazione di giornali jugoslavi fu di nuovo proibita. Nel febbraio 1936 fu di nuovo permessa. Ma questa volta venditori e abbonati furono invitati a sottoscrivere la dichiarazione che non desideravano ricevere giornali jugoslavi. A coloro che insiste– vano per servirsi del permesso concesso loro dallo stesso Governo fascista, fu sommini– strata la cura dell'olio di ricino. Per conseguenza la vendita dei giornali precipitò da 12.000 a poche centinaia. Ma restava sempre il fatto che il Governo di Roma permet– teva l'importazione di giornali jugoslavi. Chi accusava il Governo di essere venuto meno alla parola data era colpevole di mala fede. Nel marzo 1937, quando i Governi di Roma e Belgrado rinnovarono le loro pro– messe di "amicizia sincera e duratura," Gayda, portavoce di Mussolini, annunciò che la minoranza italiana in Dalmazia e la minoranza slava nella Venezia Giulia avrebbero beneficiato di questo regime di pace; i due Governi avrebbero preso a cuore "i loro legittimi desideri e i loro bisogni economici e nazionali." In realtà le poche migliaia d'italiani in Dalmazia non potevano aspettarsi grandi miglioramenti, perché i diritti erano sempre stati rispettati dal Governo di Belgrado. Quanto agli slavi soggetti alla sovranità italiana, Mussolini, in conseguenza del suo accordo con- Belgrado e grazie alla nascita di un erede al Principe Ereditario, fece annunziare di avere ordinato il rilascio di tutti ooloro che erano a domicilio coatto per delitti politici. Ma quasi tutti restarono dov'erano insieme con gli italiani. Mussolini promise pure che l'uso delle lingue serbo-croata e slovena sarebbe stato permesso nel culto religioso, nell'insegnamento privato e in qualche giornale, e che sarebbe stata concessa la fondazione di una società di cultura slava. Le informazioni, che siamo riusciti a raccogliere su questo argomento, sono cosi frammentarie ed ambi– gue che non siamo in grado di affermare se e fino a qual punto quelle promesse fos– sero mantenute. Questo ci risulta con sicurezza, che se uno o due gjornali in sloveno o in serbo-croato furono pubblicati, essi procurarono ai lettori il piacere di rivedere la loro lingua su giornali fascisti stampati in sloveno o in croato. Né poteva il Govçrno di Stojadinovic chiedere libertà di stampa per gli slavi soggetti alla dominazione ita– liana, quando hù stesso negava ogni specie di libertà al proprio popolo. Quando i comunisti jugoslavi nel 1945, sotto il comando del maresciallo Tito, 717 BiblotecaGino Bianco

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