Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Le minoranze nazionali sotto il regime fascista Avvicinandosi l'inizio del processo per la bomba scoppiata negli uffici del Popolo di Trieste (1° settembre), il ministro della Guerra andò a Trieste in persona a prendere misure contro una minacciata invasione del territorio italiano, che gli irredentisti slo– veni avrebbero tentato in occasione del processo. La stampa locale pubblicò i resoconti stenogr.afici completi delle sedute, aumentò il numero delle pagine, fece due, tre edi– zioni serali. Uno degli avvocati difese i suoi clienti dichiarando che non avendo dimo– strato nessuna pietà nel commettere il delitto, essi non meritavano pietà, J:lla bisognava proporzionare le pene fra i maggiori e i minori responsabili. Un altro avvocato difen– sore riconobbe che il delitto dei suoi due clienti poteva essere punito "con la mas~ima delle pene, con la pena che lui non osava nominare" (sic); non c'era dubbio che si trattasse di una "congiura," ma i suoi due clienti erano gente "non matura" "non pe– ricolosa"; il vero responsabile era chi aveva causato la loro rovina; considerando la loro giovane età, e la posizione di gregari "istigati e comandati," chiese la commu– tativa della pena di morte. Con difensori di quel genere, gli accusati potevano fare poco cammino. Il Tribunale condannò quattro degli imputati - uno dei quali aveva 22 anni - a morte, uno a 30 anni di reclusione, e gli altri a pene fra i 2 e i 25 anni di galera. Il 2 settembre, mentre si discuteva il processo, nella zona boscosa di Cerovizza presso Postumia, un gruppo di slavi tentò di passare clandestiname~te nella Jugosla, via; in conflitto con la milizia fascista uno degli slavi e un milite fascista vennero uc– çisi ed un milite fascista ferito. All'alba del 3 settembre nella località di Gretta (su– burbio di Trieste) la polizia trovò manifesti stampati in lingua italiana e slovena, "incitanti il proletariato ad organizzare dimostrazioni contro il Tribunale Speciale." Nel– l'imminenza dell'esecuzione capitale, le precauzioni si moltiplicarono. Dal 5 all'll set– tembre le truppe rimasero consegnate nelle caserme a Postumia, a Basovizza, a Prosecco, a San Pietro del Carso. Praticamente tutti i paesi del Carso erano in stato d'assedio. Il 6 settembre 1930 i quattro condannati a morte furono giustiziati da un plotone di camicie nere. Secondo un giornale slavo ~i Sussak, Nasa Sloga (13-IX-1930), alcuni dei militi fascisti svennero alla vista della esecuzione. Invece l'Agenzia Stefani annunciò che la condotta delle camicie nere era stata "superba": "furono risolute e impassibili." L'ufficiale Foglio d'ordini del Partito fascista (8 settembre 1930), in un articolo che rivelava lo stile del Duce, fece sapere che "il comportamento delle ·camicie nere era stato perfetto" e ammon1 che "c'era in serbo altro piombo per altre schiene": "lo m~– ritano da molto tempo, lo avranno." In occasione di questi processi, le autorità fasciste si ricordarono che c'era entro i confini d'Italia una lingua non italiana; e, violando la legge che ordinava l'uso esclu– sivo dell'italiano nei documenti legali, fecero tradurre le sentenze in sloveno e in serbo– croato e le fecero affiggere nei comuni slavi della Venezia Giulia. La guerriglia avvampò anche piu feroce. Il 5 settembre, a S. Pietro del Carso, · una folla di slavi prese d'assalto la casa comunale; per rappresaglia, la milizia fascista appiccò fuoco a varie case private. Nella notte del 6 settembre fu attaccato il quartier generale fascista di Bisterza. Il 6 ottobre fu ucciso il maestro fascista di Verpog1iano (Vrhpolje). Il 21 settembre, in uno scontro fra un proscritto di nome Kubec e i militi fascisti, a San Canziano (Skocijan) un milite fu ucciso, un altro ferito, e Kubec ucciso. Nel novembre 1930 il milite slavo, Giovanni Curet, fu attaccato una seconda volta mentr'era con la moglie e il figlio; lui e il figlio furono feriti. A Plezzo la scuola fu bruciata. A Col Canale fu ucciso un ufficiale di dogana, Cesare Restelli. Nella primavera del 1931 i giornali fascisti annunziarono che "piu di 100 delitti erano stati commessi in meno di 4 mesi, e fra questi 15 omicidi e 30 attacchi a mano armata. 18 scuole, asili, e fabbriche di munizioni erano stati bruciati. C'erano stati 8 delitti di terrorismo e 4 di spionaggio" (C.S. 4-IV-1931). "Sul confine. predomina un'atmosfera di guerra. Pattuglie militari partono con ordini suggellati da aprirsi solo quando arrivino in un determinato luogo. Queste pre– cauzioni vengono pre~e per impedire anche al comandante della pattuglia di conoscere in precedenza l'itinerario. Qualche volta poche parole dette in confidenza bastano per 715 BiblotecaGino Bianco

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