Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Appendici sospetto di albergare sentimenti "anti-nazionali," con tutte le conseguenze che ne de– rivav~no. Dato che l'ufficio postale si guardava bene dal consegnare all'abbonato piu di tre o quattro numeri al mese, nessuno trovava che valesse la pena di buttar via il denaro in abbonamenti cost irregolari e pericolosi. Dopo l'ottobre 1930 nessun periodico in lingua slava si pubblicò piu in terra ita– liana. Il Prefetto di Gorizia fece la seguente solenne dichiarazione il 18 ottobre: "Si è poi calunniata fuori l'Italia, affermando che gli slavi sono vessati, privati di ogni diritto, addirittura banditi dai pubblici uffici. Nulla di piu falso: la stampa slava gode in Gorizia sin troppa libertà" (P.l. 19-X-1930). Con siffatti metodi gli slavi furono ridotti alla completa inedia per quanto riguar– dava le letture. I contadini slavi erano completamente tagliati fuori dal mondo esterno: privazione molto dolorosa per gente che da molti anni era immune da analfabetismo, ed era stata in passato divoratrice di scritti di ogni genere. Il settimanale sloveno Norli List, edito dal dottor Besednjak, che fu soppresso nel 1930~ aveva una tiratura di 22.500 copie: una bella cifra per un mercato cosi limitato. Mentre i tedeschi opponevano scarsa resistenza attiva alla- pressione fascista, gli slavi resistevano con tenacia maggiore di quella dimostrata dagli stessi italiani. Il Tri– bunale speciale per la difesa dello Stato condannò 106 slavi ad un insieme di 1.124 anni di prigione fra il febbraio 1927 e il luglio 1932, mentre nello stesso periodo con-1 dannava 1.796 italiani a 9.033 anni di prigione. Di otto persone condannate a morte dal Tribunale Speciale per ragioni politiche, cinque furono slavi. Gli italiani ( 41 mi– lioni e mezzo) soggetti alla dominazione fascista erano ottanta volte piu numerose degli slavi (500.000). Alle condanne politiche del Tribunale Speciale andrebbero aggiunte quelle pronunciate dai Tribunali ordinari. Per esempio, fra il 18 e il 23 maggio 1932 il Tribunale di Trieste processò due slavi che avevano ucciso un milite fascista, con– dannandoli entrambi all'ergastolo. Il numero di queste condanne non è conosciuto. Il primo slavo condannato a morte fu un giovane di vent'anni, Vladimir Gortan. Lui e altri quattro amici erano accusati di aver sparato contro un gruppo di slavi che venivano fatti marciare con banda in testa, sotto sorveglianza fascista, perché dessero il voto al regime fascista il 24 maggio 1929, il giorno del plebiscito. Uno degli elettori fu ucciso da una palla che era rimbalzata da una pietra. Era evidente che i cinque giovani avevano voluto soltanto spaventare gli elettori, disperderli e distrarli dal vo– tare. Era un caso di omicidio preterintenzionale. Gl'imputati furono accusati di aver tentato un'insurrezione armata per rovesciare il Governo; accusa che importava la pena di morte. Il giorno prima che s'iniziasse il processo, il Presidente del Tribunale Speciale fascista per la difesa dello Stato, in un'intervista con un giornalista di Roma, dichiarò che "la colpa degl'im1Putati era chiara come la luce del sole" (G.l. 15-X-1929). Gortan fu condannato il 17 ottobre alla fucilazione nella schiena; gli altri quattro imputati, fra cui un ragazzo di 17 anni, furono condannati a 30 anni di carcere. I giudici non ammisero alcuna circostanza attenuante, neppure per il piu giovane, che certo aveva agito con scarso disc~rnimento. Se le autorità speravano che quelle feroci condanne avrebbero spezzato ogni resi– stenza, dovettero riconoscere ben presto che il loro calcolo era sbagliato. Nelle ultime settimane del 1929 e nelle prime del 1930, Giovanni Curet, uno slavo che si era iscritto nella milizia fascista, scampò per un filo dall'essere freddato da una fucilata. A Cor– gnole (o Lokve) fu incendiato un giardino d'infanzia italiano. A Basovizza una scuola elementare fece la stessa fine. A Cruscevic, Goffredo Blasino, altro slavo che si era iscritto nella milizia fascista, fu ucciso da una fucilata. Il 10 febbraio 1930 scoppiò una bomba nell'edificio del giornale fascista Il Popolo di Trieste, uccidendo uno dei redattori e ferendo tre operai. Nel marzo 1930 furono incendiati tre edifici scolastici a Scherbfna, Branizza e a Sgonico. A Villa Rovigno un milite slavo fu accoltellato a morte. In maggio Antonio Marangoni, funzionario del Partito fascista, e sua moglie, furono uccisi a S. Dorligo della Valle (Dolina) . . 714 BiblotecaGino Stanco

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