Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Appendici Schwarz vollero nobilitarsi come Sforza; gli Smerdel - secondo l'etimologia - vollero diventare Odorosi, e i Saiovic ottennero nientemeno l'omonimia coi Savoia. Invece i Cosulich scoprirono che non era il caso di fare sparire il nome di una compagnia. di navigazione che aveva fama mondiale. I Cosulich, di origine slava, come sudditi fedeli all'Imperatore Francesco Giuseppe, avevano ricevuto sussidii dal Governo austriaco per i loro arsenali e per le loro linee di navigazione. Finita la guerra 1914-18, scoprirono che un cuore italiano, e ben presto fascista, batteva nei loro petti. Perciò passarono a sentire entusiasmo per Mussolini. Perché privarsi di un nome che era conosciuto in tutto il mondo e rappresentava un tradizione di immutata fedeltà a qualunque Go– verno? Ecco come fu che "Cosulich" diventò nome prettamente italiano, i piroscafi della compagnia continuarono a solcare i sette mari sotto la bandiera dei Cosulich, e non sotto quella di un Cozzolicchio o qualche cosa di ancora piu idiota. Un'altra per– sona, che riusci a salvare il cognome slavo dal naufragio, fu Suvich, per qualche anno ambasciatore italiano a Washington. Conveniva a Mussolini che un certo numero di nomi slavi sopravvivesse. Se qualcuno affermava che sotto la dominazione fascista gli slavi erano costretti ad assumere nomi italiani, gli agenti della propaganda potevano segnalare alcuni nomi slavi, come quelli di Cosulich e di Suvich, che non erano stati cambiati; se altri nomi slavi andavano scomparendo, era solo perché gli slavi convertiti alla fede italica, anzi fascista, erano ansiosi di dimenticare la vergogna delle loro origini. All'italianizzazione dei cognomi nella Venezia Giulia fu aggiunta l'italianizzazione dei nomi personali, delizia risparmiata ai tedeschi dell'Alto Adige. Gl'impiegati dell'a– nagrafe nel comune di Trieste cominciarono nel 1927 a rifiutare l'iscrizione dei neo– nati con nomi slavi, e ad assegnare di propria autorità nomi italiani. Poi un decreto reale dell'8 marzo 1928 ripristinò una vecchia legge austriaca, che proibiva ai genitori di dare ai loro neonati "nomi ridicoli, immorali o offensivi per la religione e il senti– mento nazionale," e autorizzò i tribunali a cambiare nomi già dati. Nessun italiano poté da allora in poi dare al proprio bambino il nome di Giordano, Bruno, Lutero, Lenin o Libertà. I nomi dei santi slavi furono compresi nella categoria dei nomi ridico~i o immorali o offensivi per il sentimento nazionale. Non solo i funzionari dello stato civile rifiutarono di registrare nomi slavi, ma si dettero a ribattezzare gli adulti. Mi-– roslav diventò Bruno, Vladimir diventò Sergio, Zaran diventò Albino, Vilmo diventò Pio; a Danilo fu data la scel'ta fra Sergio e Paolo; Radoslava diventò Ada, Grodzina dovette chiamarsi Giordana, e Danica si svegliò una mattina e si senti rivolgere la pa– rola col nome di Aurora. A Trieste i direttori delle scuole mandarono ai genitori slavi una circolare, che intimava loro di cambiare i nomi dei figli entro un determinato giorno; se non avessero obbedito all'intimazione, le scuole stesse avrebbero preso l'ini– ziativa di cambiare i nomi. Quei disgraziati, di solito molto devoti ai loro santi, avreb– bero dovuto invocare i santi patroni con nomi sconosciuti qualora avessero pregato a voce alta in presenza di due camicie nere. Per fortuna i santi potevano ancora essere invocati sotto voce. Nella Venezia Giulia, nel 1923, c'erano scuole elementari slave con 52.000 scolari. Al principio dell'anno scolastico 1928-29 tutte meno una erano scomparse. L'ultima scuola, frequentata da piu di mille bambini e bambine in Trieste, fu chiusa il 22 ot– tobre 1930, il giorno della riapertura, alla fine della messa solenne d'inaugurazione. Le autorità ebbero il riguardo di scegliere proprio quel giorno e quel momento per annunciare la chiusura della scuola a insegnanti e scolari. "Ogni maestro sloveno è un propagandista. In lui si impersona 'la difesa del san– gue.' Il Governo ha dovuto intervenire energicamente ... Rimane ancora un centinaio di maestri da sostituire, dopo di che ogni villaggio del Goriziano e del Carso avrà il suo maestro italiano" (C.S. 7-IV-1931). Le nove scuole secondarie slave furono tutte abolite il 7 giugno 1927, e il mm1- stro dell'Educazione nazionale dichiarò alla Camera che I.a lingua d'insegnamento in tutte le scuole secondarie della Venezia Giulia era l'italiano. 712 BiblotecaGino Bianco

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