Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Le minoranze nazionali sotto il regime fascista in bestie. Comunque, è chiaro che i plebisciti. del 1929 e 1934 erano state due misti• ficazioni. Nel settembre del 1943, dopo lo sfacelo dell'esercito italiano, nel paese costellato con etimi latini inventati dal nuovo Tolomeo, l'odio antiitaliano dei tedeschi s'i scatenò feroce. Poco male finché ne fece le spese la satuta di Druso. Ma i poveri soldati italiani, che cercavano sfuggire alle retate dei tedesch'i, furono consegnati uno per uno ai tede– schi da persone che la memoria delle ingiustizie patite aveva rese inumane. Ben altri– menti si comportavano i contadini italiani con tutti i prigionieri di guerra fuggiti dai campi di concentramento: aiutavano tutti senza domandare che lingua parlassero: po– polo italiano, che compensi tutti i tuoi difetti con una umanità di cui non si trov:a l'eguale in nessun altro paese del mondo! Il nuovo Tolomeo toccò allora con mano, o piuttosto con le spalle, se la popola– zione del paese in cui dimorava, era latina o tedesca. Aveva il coraggio di essere coni. vinto che i tedeschi avevano il dovere di volergli bene: aveva dato loro (a spese non sue, ma del contribueote italiano) la strada, la stazione, la luce, la scuola, l'asilo, iL dopolavoro e via dicendo. "Portavo con me," scrive, "le lettere scrittemi dall'ambascia– tore von Mackensen e dal Console germanico a Bolzano, che provavano l'acquiescenza tedesca al programma dell'italianità fino al Brennero" (p. 683). Ma quei talismani non gli servirono. Restò sorpreso che fosse necessario arrestarlo per salvarlo. A Bolzano un funzionario di polizia disse: "Qui è Germania." E quando lui invocò Hitler a sua pro– tezione, gli risero in faccia: "Hitler !~avete persuaso voi" (pp. 684-85). Loro non li aveva persua~1. III - Gli slavi della Venezia Giulia Per un certo tempo gli slavi furono meno infelici dei tedeschi. Mussolini non po– teva calpestarli mentre svolgeva negoziati col Governo di Belgrado per il buon tratta– mento della minoranza nazionale italiana in Dalmazia. Perciò, la intesa del gennaio 1924 (vedi p. 88) assicurò loro un certo respiro. Questa situazione spiega un fatto curioso. Il 23 ottobre 1923, i prefetti delle pro– vince di Trieste e Udine ordinarono che tutti i giornali pubblicati in lingua non ita– liana dovessero pubblicare anche una traduzione integrale del testo in italiano. Quei decreti avrebbero reso troppo costosa la pubblicazione di qualsiasi giornale in lingua straniera. Mussolini li annullò. La guerra alle iscrizioni, affissi e insegne fu piuttosto mite. Fu ammesso che figu– rasse una traduzione in slavo sotto alle parole italiane, purché i caratteri slavi non fos– sero piu grandi di quelli italiani. La crisi nei rapporti italo-jugoslavi (vedi p. 135). produsse gravi conseguenze dopo il 1926. Nel 1927 il Partito fascista ordinò la cancellazione delle parole slave da tutte le insegne. Se il proprietario dell'insegna non eseguiva l'ordine, i fascisti .arrivavano con scale e pennelli e cancellavano le parole proibite. In molti luoghi questa cancellazione ebbe luogo durante la notte. Quando spuntava l'alba, il proprietario scopriva che era diventato italiano mentre dormiva. L'obbligo d'italianizzare i cognomi fu introdotto da un decreto del 7 aprile 1927. Alla domenica, quando i contadini us,.-:ivanodalla messa, si faceva loro incontro un messo del comune, e questi li informava che Francovic si sarebbe d'ora in poi chia, mato Franco, Ivanich Giovanni, Starz diventò Devecchi, e altre amenità del genere. Nel 1931 il Direttore delle miniere di mercurio di Idria, proprietà del Governo, invitò tutti gli operai, che non volevano perdere il posto, ad assumere nomi italiani. Cento si rifiutarono, furono licenziati e scapparono in Jugoslavia. Gli altri cedettero. Nel gran crogiolo triestino c'erano i Taucer, nazionalisti italiani arrabbiati, che vollero risciacquare anch'essi il loro noine in Arno, ed andarono a cercare le etimologie piu strane per diventare Funaioli; gli Starz vollero diventare Devecchi; i Pogancik o gli Sbogar ambirono alla omonimia con Fogazzaro e· con Brocchi; i fascisti (ebrei) 711 BiblotecaGino Bianco

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