Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Le minoranze nazionali sotto il regime fascista ma il 57% di questi avevano votato per i candidati tedeschi, mentre la lista fascista aveva raggranellato soltanto il 7% dei voti. Invece, nel "plebiscito" del 24 marzo 1929, 41.139 dei 52.000 elettori iscritti - 1'80% - andarono alle urne, e di questi, 38.243 dichiararo– no di essersi convertiti alla "luce di Roma," e non piu che 2.809 continuarono in un at– teggiamento di "ostinata negazione." Nei "plebisciti" fascisti agli oppositori del Governo non era permesso né di presen! tare la propria lista di candidati, né di tenere comizi, e neppure di far conoscere attra– verso la stampa le ragioni per cui dissentivano dalla politica governativa. Per conseguenza chi si asteneva dal votare si rivelava, con la sua astensione, oppositore del fascismo, e quindi diventava un proscritto. Alle urne, l'elettore riceveva due schede, una con cui votare "si/' inghiottendo cosf tutto d'un fiato l'intera lista di 400 candidati per tutta l'Italia, e un'altra con cui votare "no." La carta delle schede era cosf sottile che i colori della bandiera italiana, stampati all'interno della scheda affermativa, erano visibili al– l'esterno. Motivo per cui, se la carta del "sf" non era abbastanza trasparente, la diversità della firma bastava a distingu~re una scheda dall'altra. Per facilitare la sorveglianza sui voti, le due schede dovevano essere firmate all'esterno dal presidente del seggio, e questi dava alla firma una forma diversa secondo che la scheda era "sf" o "no." Per esempio, il "sf" era firmato col nome del presidente in pieno, mentre soltanto le due iniziali comparivano sulle schede del "no." Infine lo scrutinio dei voti era fatto nei seggi elet– torali da soli fascisti senza il controllo di alcun altro partito. Il nuovo Tolomeo giudicò "i risultati, in tutta al provincia di Bolzano, superiori di gran lunga al previsto - un'altra tappa ottenuta nel cammino" (Memorie di vita, p. 521). Il Prefetto della provincia annunciò questo risultato trionfale a Mussolini nei se– guenti termini: "L'Alto Adige, smentendo in pieno le affermazioni mendaci e interessate degli stranieri, ha dato oggi la prova piu solenne della sua devozione a voi e al vostro . ,, regune. I risultati del plebiscito del 1 ° marzo 1934 furono anche piu confortanti: su 51.952 elettori iscritti, 48.543 andarono alle urne, e non piu che 516 votarono "no." Ma pochi mesi dopo, il federale fascista dell'Alto Adige, dové ammettere che la situazione nel Tirolo meridionale era "molto singolare"; la popolazione tedesca "resisteva alla influenza italiana a tutta forza; i gruppi compatti di tedeschi reagivano disperata– mente contro uno stato di cose, che non capivano, perché non volevano capirlo, fossiliz– zati com'erano in un sistema d'idee che non aveva piu alcuna ragione di essere." Tuttavia la vittoria non poteva mancare. Un po' per volta l'antico tenace sistema si andava inde– bolendo, la luce di Roma disperdeva le ombre dell'ostinata negazione, e l'Italia diventava· sempre piu forte e piu grande (PI. 18-X-1929). Questo non impedi a Mussolini di dichiarare nel 1932 nei colloqui con Ludwig, che egli "non faceva niente per spezzare con la violenza i legami che univano i tedeschi dell'Alto Adige colla loro origine germanica"; e Ludwig ripeté, a pagamento, la dichia– razione del Duce. L'illustre storico psicoanalista pensava senza dubbio che, dato che Mus– solini non tagliava la lingua a nessun tedesco del Tirolo meridiònale, aveva buon diritto di affermare che non spezzava quei legami con la violenza. . Che cosa speravano di guadagnare Mussolini e i suoi uomini da quella politica di "ricupero"? Credevano davvero di poter trasformare i tedeschi in italiani? Capire e parlare l'italiano non rende italiani. Finché madri tedesche, nell'allevare i bambini, li chiamavano con nomi tedeschi, e per addormentarli cantavano ninne-nanne tedesche, l'italiano restava una lingua straniera nella terra in cui vivevano quelle madri. In pas– sato i tedeschi dell'Alto Adige solevano parlare la loro lingua senza sapere che fosse tedesco, proprio come monsieur Jourdain di Molière parlava in prosa senz'aver mai studiato grammatica. Sotto la pressione fascista, quei tedeschi acquistarono la coscienza di parlare una lingua loro propria. I nomi di luoghi e di famiglia, che una volta essi pronunciavano senza pensarci piu che tanto, acquistarono un nuovo significato - il significato attribuito loro dalle proibizioni del fascism9. Mussolini e i fascisti radica– rono piu profondamente che mai la lingua tedesca nei loro cuori. Quelli che avrebbero 709 BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=