Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Appendici Non aveva neppurè bisogno di fare la richiesta. Il segretario fascista interpretava i suoi piu profondi pensieri, e faceva la domanda per lui, e un bel giorno egli veniva ufficial– mente informato che, conforme ai suoi desideri, il suo nome avrebbe avuto d'ora in poi il privilegio di risplendere di pura luce italica. Provasse a protestare, se ne aveva il coraggio! Cosf, volente o nolente, Kofler diventò Colfioro; Hiche diventò Echi; Auer, Ora; Stein, Pietre; Windischgratz, Colonna. 10 In omaggio alla verità, bisogna dire che questo decreto cadde in disuso dopo il 1928. I grotteschi cambiamenti onomastici venivano pubblicati nella stampa austriaca e tedesca, e Mussolini dové rinunciare a questa "battaglia" per non mettere in pericolo i suoi rapporti con i fascisti austriaci e i nazisti tedeschi. In tutti i paesi, i Governi che decidono di snazionalizzare le minoranze nazionali, si mettono a martoriare i bambini. Nel 1919, quando il Governo italiano era ancora tenuto da uomini civili, fu crea– ta in Trento una "Opera Nazionale Assistenza Italia Redenta" che provvide dispensari per lattanti, asili infantili, soccorsi ai tornati dalla prigionia e ai profughi dalle zone devastate dalla guerra. Fu opera meravigliosa, condotta da italiane, cioè donne del Trentino, senza mangerie, senza sperperi, con intelligente umanità. Gli asili infantili furono creati tutti nelle valli trentine, salvo due (a Vadena e Bioncollo) in quella zona mista, dove già prima del 1914 avevano operato la Lega Nazionale Italiana e la Dante Alighieri. Prima della Marcia su Roma l'Opera Nazionale d'Assistenza non pensò mai a mettere piede n<;ll'Alto Adige, che pur faceva provincia unica col Trentino. Il fasci– smo fascistizzò l'Opera Nazionale di Assistenza, e allora cominciarono i guai anche per i bambini tedeschi del Tirolo meridionale. Un regolamento del 1° ottobre 1923, ordinò che dal 1° ottobre 1924 in poi l'istru– zione sarebbe stata impartita in italiano in tutti i giardini d'infanzia e nelle scuole inferiori frequentate del tutto o in parte da bambini tedeschi. Cominciando dall'anno 1923-24, tutta la istruzione nel primo anno della scuola elementare sarebbe stata im– partita in lingua italiana. Nell'anno scolastico 1924-25 sarebbe stato ugualmente im– partito in italiano l'insegnamento nella seconda classe. Allo stesso modo, le successive classi terza, quarta e quinta avrebbero avuto l'insegnamento interamente in italiano, cosf che entro cinque anni la lingua d'insegnamento in tutte le scuole elementari sareb– be stata l'italiano. Nei comuni, nei quali lingue diverse dall'italiano fossero di uso abi– tuale, l'istruzione per tali lingue sarebbe stata impartit:i in classi supplementari per i ragazzi, i cui genitori ne facessero richiesta. Il regolamento non spiegava che chiunque avesse fatto una richiesta simile avrebbe - ai termini della mentalità fascista - im– presso su di sé il marchio dell'" antinazionale," e avrebbe "passato i suoi guai." "Le nuove riforme scolastiche" annunziò il ministro della Pubblica istruzione il 10 agosto 1924: per la storia, era il "liberale" senatore Casati "hanno un preciso scopo politico, cioè léi, italianizzazione delle minoranze nazionali. Il programma d'istru– zione non ha solo lo scopo di indurre scolari ed adulti a usare l'italiano come lingua abituale, ma anch~ di farne degl'italiani per sentimento." 10 Nella autobiografia del nuovo Tolomeo si legge che gli elenchi dei cognomi da lui pre– parati dovevano servire per la "facoltativa restituzione" (p. 563) - dice proprio "facoltativa." E a p. 594 descrive "il lavacro dei cognomi" con le parole seguenti: "L'elenco è principalmente di cognomi d'etimo latino, germanizzati, storpiati, che ritornavano a forma italiana ... Notisi bene: proposte non mai imposte (sic!). Conversione facoltativa, dietro dimanda delle famiglie che la vogliano: dimanda da redigere chi voglia, alla Prefettura. L'elenco conteneva pure cognomi d'etimo germanico per i quali venisse chiesta una riduzione in forma italiana. Non una restituzione, dun– que, per questi: UQa versione o riduzione. Sempre facoltativa ... Quando è restituzione, cioè ritorno formale alla origine latina, chi può contestare il buon diritto del lavacro, e il nobile sentimento della famiglia che lo domanda? Quando è versione d'etimo germanico, chi può biasimare il com– prensibile desiderio di cittadini italiani, che tali oramai si sentono per sempre, chi potrà sostenere che non facciano bene a domandarla? Il lavacro del cognome si venne attuando quale un corollario logico del ritorno della nazione italiana, risalendo essa i bacini fluviali veneti fino alle scaturigini." - Corollario logico o corollario forzato? 706 BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=