Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Le minoranze nazionali sotto il regime fascista stici alpini non affiliati al Club Alpino Italiano. I beni di quelle organizzazioni furono trasferiti a quest'ultimo. Non fu permessa alcuna organizzazione atletica, che non fos– se controllata dal Partito fascista. Un giocatore di calcio doveva portare il distintivo fascista. Nell'autunno del 1928 la polizia prese i campi sportivi sotto la sua sorveglian– za, e li chiuse a tutti coloro che non presentavano un permesso. I giocatori tedeschi di calcio cercarono di boicottare gli sport ufficiali, incontrandosi per l'allenamento in edi– fici privati o andando in campagna di mattina presto, quando il resto della popola– zione era addormentata. Andarono sulle montagne per il lancio del giavellotto e del disco o per sciare. Furono pedinati anche là. Nell'ottobre 1931 quarantadue fra i piu noti sciatori furono arrestati, e i loro genitori furono minacciati di rappresaglie. Ai contadini fu proibito di dare asilo ai giocatori. La resistenza fu cos1 spezzata. Un decreto reale del 28 ottobre 1923 bandi l'uso della lingua tedesca in "tutti i manifesti, annunci, segnali, tabelle, affissi, titoli, cataloghi, orari, iscrizioni e descri– zioni dirette o destinate al pubblico in luoghi pubblici o accessibili al pubblico." Questi documenti avrebbero dovuto d'ora in poi essere redatti soltanto in italiano. "Fotografie, cartoline postali, carte topografiche, guide turistiche, orari e segni stradali di ogni genere" dovevano portare soltanto i nomi nella forma ufficiale, conforme al decreto reale del 29 marzo 1923. Eccettuate dalla proibizione erano solo quelle città, in cui il tedesco era ancora la lingua usata per l'insegnamento nelle scuole secondarie. Qui le parole italiane potevano essere seguite da una traduzione in tedesco, purché quest'ul– tima fosse stampata in caratteri latini e "non fosse né piu grande né piu appariscente del testo italiano." Dopo il giugno 1929 non vi fu piu alcuna città, in cui il tedesco fosse la lingua d'insegnamento nelle scuole secondarie. Per conseguenza la proibizione della lingua tedesca nei manifesti diventò assoluta dappertutto. Il Popolo d'Italia (24- VII-1929) dette il seguente annuncio trionfale: "Ogni esotismo, sia pure esteriore, scomparirà da Bolzano, e la città, ripulita dalle numerose leggende e scritte in lingua straniera si presenterà qual è veramente: italiana." Perfino le iscrizioni sulle tombe dovettero obbedire alla legge, salvo per quei te– deschi che avevano avuto la previdenza di morire prima del 28 ottobre 1923; questi ottennero il permes_so di continuare a dormire sotto una pietra tombale tedesca: "il Governo italiano non tocca affatto il passato; si prepara soltanto ad affrontare l'av– venire. 119 Un decreto reale del 10 gennaio 1926 dispose che i tedeschi dovessero dimenticare non solo i nomi delle loro montagne, fiumi, città, strade, ma anche quelli delle loro famiglie: "Quelle famiglie, che hanno nomi derivati dall'italiano o dal latino tradotti in altre lingue o modificati con l'aggiunta di suffissi stranieri, dovranno riadottare la forma originaria dei loro nomi. Similmente tutti i nomi di famiglia derivati da nomi di luo– ghi, che sono stati tradotti in altre lingue o modificati mediante. ortografia, come pure tutti i titoli nobiliari tradotti o trasformati, devono essere ripristinati nella forma ita– liana. La riassunzione obbligatoria sarà effettuata dal prefetto della Provincia mediante un decreto pubblicato nella Gazzetta ufficiale. Chiunque dopo la riassunzione obbliga-· toria del nome di famiglia o titolo faccia uso dell'antica forma, sarà passibile di multa da 300 a 5000 lire." La decisione se il nome avesse o no un "substratum" italiano e dovesse o no es– sere "ripristinato" spettava al nuovo Tolomeo. Se costui non scopriva un "substratum, 11 il suddito poteva conservare il nome tradizionale, a meno che di sua spontanea volontà chiedesse di essere purificato da quel peccato originale. Quale negoziante, pubblico im– piegato o pensionato avrebbe osato non fare tale richie~ta di sua spontanea volontà? t Intervista di Giarratana, se&retario del Partito fascista· nella Provincia di Bolzano, col Popolo d'Italia, 28-Il-1928. 705 46 b11-.11vLeca Gino Bianco·

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