Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Appendici dagli intellettuali tedeschi durante j primi due anni della dominazione italiana,2 trova che l'accusa piu grave, è che i governanti di Roma non ebbero mai il coraggio di ~epa– rare amministrativamente il Tirolo meridionale tedesco dal Trentino italiano, e farne una provincia a sé; ammettevano nelle conversazioni private la giustizia della domanda e promettevano di accoglierla, ma non mantennero mai la promessa per paura delle proteste che sarebbero state sollevate dai nazionalisti e dai fascisti in Italia. Nella Venezia Giulia, invece, i rapporti fra autorità italiane e popolazione slava furono assai difficili fin dal principio. La differenza si spiega col fatto che gl'italiani del Trentino vivono in un territorio quasi completamente diviso dal Tirolo meridionale, e quindi i nazionalisti delle due parti noo potevano leticare a tutte le ore del giorno. Nella Venezia Giulia, invece, italiani e slavi non sono nettamente divisi in quasi nessun po– sto, e quindi le occasioni di attrito erano infinite. Inoltre i tedeschi del Tirolo meri– dionale compresero, fin dalla primavera del 1919, che la Conferenza della pace aveva irrevocabilmente deciso il loro destino. Le loro proteste contro l'annessione dell'Italia ri– velavano la rassegnazione dei vinti. Invece il destino della Venezia Giulia rimase indeciso fino alla fine del 1920. Per due anni gli slavi vissero nella speranza che il presidente Wilson costringesse il Governo italiano a trasferire alla Jugoslavia tutti i territori da essi reclamati, e questa illusione incitò e moltiplicò le manifestazioni d'inquietudine e di antagonismo contro gli italiani. Per rappresaglia, nazionalisti e fascisti italiani inaugura– rono i loro metodi di guerra in questa regione, non solo contro le organizzazioni so– cialiste, ma anche contro gli slavi. E parecchie autorità civili e militari cominciarono qui a parteggiare criminosamente per gli autori degli atti "nazionali" di violenza con– tro i "bolscevichi" e contro gli slavi. A Trieste, il 23 luglio 1920, Francesco Giun– ta capitanò le bande, che misero a fuoco l'edificio "Narodni Dom," quartier generale delle organizzazioni politiche, economiche, e cmlturali slave nella città. 3 La polizia chiuse gli occhi mentre si svolgeva l'offensiva. Gli incendiari andavano pubblicamente a prendere la benzina, di cui avevano bisogno, in una caserma vicina. Bastonate, sac– cheggi, incendi e omicidi diventarono avvenimenti quotidiani. Quando fu firmato il Trattato, di Rapallo, che abbandonava la Dalmazia alla Jugo– slavia, ma annetteva su per giu mezzo milione di slavi della Venezia Giulia all'Italia, la situazione era compromessa, ma non era ancora avvenuto niente di irreparabile. Si poteva ancora sperare che una politica di buon senso conciliasse gli slavi col regim·e italiano. Il 27 novembre 1920 il conte Sforza, il ministro degli Esteri che aveva negoziato il Trattato di Rapallo, fece la seguente dichiarazione alla Camera dei Deputati: "Amore per il nostro paese non deve significare disprezzo per il sentimento na– zionale di un'altra razza, anche se quella razza è piu giovane ed ha uoa storia meno gloriosa della nostra... Abbiamo dovuto accogliere nel nostro seno centinaia di migliaia di slavi. A questi slavi, che avranno tutto l'interesse a mantenere i contatti con i loro centri naturali, ma profondamente italiani, Gorizia e Trieste, assicureremo la piu ampia libertà di lingua e di cultura. Riteniamo sia questo un impegno d'onore, oltre che un atto di saggezza politica. Siamo quindi sicuri che anche per questa ragione i nostri nuovi cittadini si sentiranno presto soddisfatti di appartenere ad una grande potenza che, forte della propria civiltà, rispetterà la loro vita locale con gelosa cura.'' Nella stessa seduta il primo ministro Giolitti fece la seguente dichiarazione: "Nel corso dei negoziati, che condussero al Trattato di Rapallo, i rappresentanti dei serbo-croati sloveni ritennero non necessario chiedere garanzie per la protezione di coloro che stavano per diventare cittadini italiani (Approvazioni). L'Italia ha sempre dato la piu ampia libertà a tutti gli stranieri residenti entro i suoi confini, ed è evi- 2 REUT-NICOLussr, Tyrol under the Axe of Italian Fascism, pp. 30-39. 3 "Era il periodo degli albori del fascismo, di Giunta e dei suoi seguaci. Cosi tutte le illusioni ~lave svanirono in una volta sola" (CS., 3-X-1928). 702 BiblotecaGino Bianco

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