Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale chiarato la propria competenza, l'Italia si sarebbe ritirata dalla Società; niente da obiettare all'iniziativa presa dalla Conferenza degli ambasciatori, ma tale azione doveva considerarsi parallela a quella da lui intrapresa per proprio conto, e non sostituirla. Lui non ·avrebbe subordinato la sua azione a quella della Conferenza, e sarebbe rimasto a Corfu finché la Grecia avesse accolto le sue richieste. Non era forse stata Corfu nelle mani dei veneziani per quattrocento anni ? 5 Quando il Consiglio della Società riprese la discussione, il 5 settembre, il delegato italiano Salandra scrisse che "se si attribuisce al Governo italiano il pensiero di approfittare del massacro per porre sede stabile nella maggio– re isola ionica, è innegabile che tale proposito sia fallito... Ma nulla auto– rizza ad attribuire al Governo italiano un cosiffatto accesso di imperialismo irrealizzabile; né basta a· lasciarlo sospettare qualche atto poco considerato e dovuto, a parer mio, piu che altro a baldanzosa inesperienza giovanile, come la nomina di un governatore e la 5tampa di speciali francobolli per l'occupazione" (Memorie politiche, pp. 118-119).· Perché non attribuire a quella baldanzosa inesperienza giovanile anche la velleità di rimanere a Corfu per quattrocento anni come i veneziani? Con qual diritto fermarsi alla nomina del governatore e alla stampa dei francobolli e non procedere fino ai veneziani? Quanti progetti irrealizzabili non germogliano nei cervelli nei quali scarseggia il senso comune? Si guardò bene dal minacciare la Società di ritirarsi se essa disobbediva al Duce occupandosi della vertenza italo– greca: "l'Italia, rompendo i rapporti colla Società delle Nazioni, si sarebbe trovata contro, poco men che unanime, l'opinione pubblica d'Europa e d'America." Salandra sostenne che 1) "qualsiasi discussione o qualsiasi passo fatto dalla Società delle Nazioni sarebbe stato fuori luogo, data la sua evi– dente incompetenza"; 2) il bombardamento e l'occupazione dell'isola non erano "atti di guerra" ma misure per ottenere le giuste riparazioni richieste; e 3) c'era la Conferenza degli ambasciatori per occuparsi di questa fac– cenda. Scrivendo ~u quegli avvenimenti nel 1925 Salandra ammise che sui punti 1) e 2) le tesi italiane non erano "molto forti"; la battaglia fu concen– trata e vinta sul punto 3) (Memorie politiche, pp. 107-108). Il Consiglio della Società non osò tagliare il nodo. Si limitò a redigere uno schéma di compron1esso da sottoporre alla Conferenza degli ambascia– tori. Il delegato italiano si astenne dal votare sullo schema, dato che ricu~ sava di ammettere nella Società il diritto d'immischiarsi nella faccenda. La Conferenza degli ambasciatori rese di pubblica ragione le proprie decisioni 1'8 settembre. Le scuse dovevano essere presentate entro il 18 set~ tembre non al solo Governo italiano, ma ai tre Governi rappresentati dagli uomini assassinati; la flotta greca nella baia del Pireo doveva scambiare il 5 Dichiarazione di Mussolini al Consiglio dei Ministri e intervista concessa al Daily Mail, 6-IX-1923. 46 Biblo eca Gino Bianco

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