Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

La conquista di Corfu namento di questa bella impresa, l'Ammiraglio sbarcò soldati che occupa– rono l'isola. D'Annunzio aveva occupato Fiume nel 1919. Il generale polacco Zeli– gowski aveva occupato Vilna nel 1920. Mussolini occupò Corfu nel 1923. "In un primo momento nutd indubbiamente la folle speranza di potersi impossessare dell'isola" (GuARIGLIA, p. 29). Probabilmente contava sull'appoggio che Poincaré non gli avrebbe ne– gato in quel colpo "fulmineo." Non si era lui schierato con Poincaré nel– l'occupazione della Ruhr? "Niente per niente." La costernazione fu grande in tutto il mondo. L'aspro linguaggio e i brevi termini dell'ultimatum, l'uccisione di innocenti in un vecchio castello disarmato e l'occupazione dell'isola erano patentemente sproporzionati al– l'offesa subita dall'Italia. Non c'era alcuna prova che il Governo greco fosse implicato nel delitto. Ultima, ma non meno importante considera– z10ne: l'articolo 15 del Patto della Società delle Nazioni stabiliva quanto segue: Se un membro della Società dovesse ricorrere alla guerra in violazione del patto, si riterrà ipso facto che egli abbia commesso un atto di guerra contro tutti gli altri membri della Società. L'occupazione dell'isola di Corfu, dopo un bombardamento, era un aperto atto di guerra. Il Governo greco chiese alla Società di intervenire. Il Consiglio stava per riunirsi il 1 ° settembre, e l'Assemblea della Società subito dopo. La macchina era pronta a funzionare. Il delegato italiano presso la Società, Salandra, sostenne che il Governo italiano non aveva inteso commettere un atto di guerra; non c'era quindi ragione perché la Società intervenisse. Eppoi un altro ente, la Conferenza degli ambasciatori, era competente a occuparsi della questione. Poteva il Consiglio ignorare la Conferenza? In attesa di ulteriori notizie propose il rinvio della discussione. La Conferenza degli ambasciatori, in base al fatto che la Commissione per i confini greco-albanesi era stata delegata da lei, e non da Mussolini, reclamò il diritto di decidere quali sanzioni e riparazioni fossero necessarie. Fu questo un inestimabile aiuto per Mussolini. Egli poté ora insistere che non la Società, ma la Conferenza degli ambasciatori, doveva occuparsi della controversia. I membri della Società che erano, per la massima parte, dele– gati delle piccole potenze, avrebbero certo parteggiato per la Grecia, mentre nella Conferenza degli ambasciatori Mussolini poteva contare sul probabile appoggio di Poincaré. La situazione creata dall'intervento degli ambasciatori risultò chiara il 4 settembre, quando Mussolini annunziò che "la Società delle Nazioni non aveva alcun diritto d'intervenire in una questione che riguardava l'onore dell'Italia"; era "assolutamente inammissibile" che il Consiglio della Società si a·ssumesse il compito di risolvere la questione; se il Consiglio avesse di- 45 BiblotecaGino Bianco

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