Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale cito, avrebbe dichiarato che già nel 1926 e nel 1927 egli aveva sostenuto che il piu gran merito della Società sarebbe consistito nell'occasione of– ferta a statisti di varie nazionalità d'incontrarsi e di avere uno scambio di opinioni, e che qualora si fossero potuti raggiungere degli accordi mediante negoziati diretti fra le parti senza far appe,llo alla Società, que– gli accordi sarebbero stati molto migliori di quelli ottenuti attraverso l'intervento della Società (v. sopra, p. 368). Egli si astenne dal chiarire questo punto. Nessuno mise mai in pratica piu efficacemente la teoria di Talleyrand che le parole esistono non per rivelare ma per nascondere il pensiero. Un metodo - e senza dubbio molto efficace - per indurre la So– cietà delle Nazioni all'impotenza sotto maschera di riformarla fu proposto alla seduta del Consiglio della Società (26 giugno) dal delegato del Cile. "Mettiamo," diss' egli, "all'ordine del giorno del Consiglio o dell'Assemblea la questione della riforma del Patto." La riforma doveva consistere nel li– berarsi delle sanzioni, e in realtà di tutta la sicurezza collettiva, anche in caso di grandi catastrofi. Litvinov capf il gioco, e fece osservare che si sarebbe potuto nominare un comitato perché esaminasse proposte di deter– minati emendamenti al Patto, ma una risoluzione che proclamasse in termini generali che la Società doveva essere riformata, avrebbe implicato non la riforma ma la distruzione; non c'era alcuna sicurezza che una nuova Società sarebbe stata migliore dell'attuale; non il Patto aveva fatto fiasco, ma le armi fornite dal Patto non erano state utilizzate. Titulescu, il delegato rumeno, appoggiò Litvino~: se gli articoli del Patto fossero stati aboliti sommariamente e sostituiti da altri d'imprevedibile contenuto, l'autorità della Società avrebbe cessato di esistere. Era una profonda ingiu– stizia criticare il Patto. "Non il Patto, ma gli uomini che non l'hanno ap– plicato, hanno bisogno di essere riformati." Il delegato francese, Delbos, appoggiò Litvinov e Titulescu: si sarebbero potute prendere in considera– zione delle proposte che, lungi dall'indebolire il principio della sicurezza collettiva, lo rafforzassero, ma sarebbe stato grave accogliere progetti inde– finiti che avrebbero danneggiato tutto l'edificio; la Francia era lungi dal tener responsabile il Patto d'insuccessi, che non erano assolutamente im– putabili ad esso. A chi essi fossero imputabili Delbos si astenne dal rilevare. Di nuovo il 27 luglio Lloyd George deplorò che il Governo inglese non faceva conoscere le sue vedute su questa materia. Sarà la Società in avvenire una Segreteria o una Società? Sarà sicurezza collettiva o soltanto opinioni collettive? Avremo un patto fornito di autorità, o semplicemente un'assemblea convocata per discettare su proposte? Dovremmo sapere qual è la tesi del Governo. La domanda non ebbe mai risposta. E non ci fu mai una rev1s1one. L'annullamento del Patto aveva funzionato nel caso dell'Etiopia. Alla stessa procedura si poteva sempre ricorrere di nuovo. 664 BiblotecaGino Bianco

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