Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Riformare la società delle nazioni I m1mstri degli Esteri dell'Intesa balcanica e della Piccola Intesa s1 riunirono anch'essi, e annunciarono che "erano costretti a serrare le file e a cercare sicurezza con altri mezzi" (12-V-'36). Se si fosse chiesto loro che cosa intendessero dire, non sarebbero stati capaci di dare una risposta. Il ministro degli Esteri di Jugoslavia avrebbe potuto dichiarare che già pensa– va di passare nel campo di Hitler. Nel mio viaggio ufficiale in Jugoslavia (5-7 aprile 1936) - racconta Benes - fui ricevuto con entusiasmo dal popolo, ma con freddezza sconcertante dal dittatore e dai suoi soldati, un tempo cosi: entusiasti per la Piccola Intesa... Acquistai la convin– zione che Belgrado ufficiale era già completamente passata dall'altra parte. Dichiara– rono che se ci fosse stata guerra tra le grandi potenze, la Jugoslavia sarebbe rimasta neutrale. G. E. R. Gedye, scrivendo da Belgrado, dopo la conferenza dell'Intesa balcanica, riferf che il tema dominante era stato quello della tragedia etiopica. I membri dell'Intesa balcanica si rendono perfettamente conto che d'ora in poi le potenze minori non possono aspettarsi alcuna effettiva protezione della loro indipen– denza, in caso di conflitto con una grande potenza, né dalla Società delle Nazioni né da altra grande potenza. Si sarebbero gli altri membri dell'Intesa lasciati trascinare nella mischia se l'Italia avesse attaccato uno di loro? La Jugoslavia era considerata ge– neralmente quale l'obiettivo prossimo di Mussolini, ed era la principale vit– tima dell'atteggiamento irresoluto degli altri. Particolarmente interessante è la tesi greca che l'Albania, benché geograficamen– te e culturalmente parte dei Balcani, non si può considerare quale Stato balcanico a ter– mine del patto balcanico. Questa tesi che, a quanto pare, gli altri membri della Intesa hanno accettato - la Jugoslavia con particolare riluttanza - parrebbe significare che si riconosce che l'Albania è diventata virtualmente il trampolino di Mussolini per un assalto alla Jugoslavia. Secondo quanto viene riferito, la conferenza avrebbe accettato la proposta greca che l'obbligo di reciproca difesa fosse limitato alle divergenze pu– ramente balcaniche, il che voleva dire in pratica soltanto qualora essa fosse in guer– ra con la Bulgaria. In tutti gli altri casi le obbligazioni del Patto della Società delle Nazioni determineranno gli obblighi di assistenza reciproca (NYT. 6-V). Ma chi prendeva piu sul serio la Società delle Nazioni? Da Vienna, pochi giorni dopo, Gedye riferf che gli statisti dell'Eu– ropa centrale si chiedevano se sarebbe venuta prima in lista la Cecoslovac– chia o l'Austria per un "trionfo fascista della civiltà sulla barbarie" (NYT. 16-V). Paul-Boncour (Souvenirs, II p. 21) scnve: I paesi minori dell'Europa perdettero fede nella Società delle Nazioni. Essi aveva– no onestamente applicato le sanzioni, e alcuni di essi, come la Jugoslavia, con danno per la loro economia nazionale, e si erano guadagnata l'ostilità dell'Italia. E tutto que– sto senza scopo I Decisero di non lasciarsi piu ingannare. 659 Bibloteca ·Gino Bianco

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