Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale "Si!" E lui: "Oggi, 24 maggio, io vi dichiaro che marceremo altrettanto diritto in avvenire." Si convinse della propria infallibilità. "È inutile," so– leva dire, "la gente deve persuadersi che io ho sempre ragione. " 11 Lincoln cadeva spesso in ginocchio nella convinzione che non ci fosse altra posi– zione adatta per lui. Mussolini non si era inginocchiato mai in vita sua. D'ora in poi non si accontentò neppure di stare in piedi. Volò. Se una intervista da lui concessa nell'aprile del 1945 a una giornalista francese e pubblicata nel quotidiano romano Il Tempo del 31 agosto 1947, è auten– tica, egli avrebbe detto: "Avete mai visto un dittatore, prudente, calco– latore? Diventano tutti matti, perdono l'equilibrio fra le nuvole, fra fer– menti ambiziosi, ossessioni. Ed è proprio quella passione pazza che li ha portati al posto dove si trovano." Non meno del Duce molti capi militari italiani perdettero la testa. La loro vittoria su un popolo primitivo diventò un avvenimento unico ne– gli annali della storia militare. Un alto ufficiale dell'esercito osservò (non pri!'.Ila,ma dopo le sconfitte subite durante la seconda guerra mondiale), che nei tre anni dal 1915 al 1918 quando i morti italiani furono 500.000, furono concesse soltanto un'ottantina di medaglie d'oro - la piu alta decorazione italiana al valor militare. Nei pochi mesi della guerra etiopi– ca, con non piu di 1.500 morti, furono concesse piu di cinquanta me– daglie d'oro. Ci fu una corsa frenetica alle citazioni, decorazioni, promo– zioni e gratificazioni. Fu questo il primo passo verso la disintegrazione morale delle forze armate, che doveva avere cosf gravi conseguenze nella ben piu tragica guerra avvenire. 12 A dire il vero, questa calamità non ebbe origine colla guerra etiopica, e non è una particolarità delle forze armate italiane. Ma essa assunse proporzioni gigantesche quando le alte autorità militari italiane furono intossicate dal trionfo etiopico. La loro pretesa alla perfezione e all'invincibilità ebbe effetti disastrosi, specialmente per l'aviazione militare. I successi in prodezze aeree quali il "raid" di Balbo nel 1934, e le incontrastate vittorie in Etiopia persua– sero i capi dell'aviazione militare italiana che l'Italia aveva raggiunto un indiscusso primato aereo. Invece di studiare quel che altre nazioni face– vano e approfittarne, si preoccupavano solo di tener nascosti i segreti del– la loro invincibilità, segreti che, come sempre succede, non erano segreti per nessuno. Si dedicarono alla soluzione dei problemi, per i quali le so– luzioni erano state pubblicate nei giornali tecnici americani e tedeschi. Non leggevano queste pubblicazioni perché nessuno aveva bisogno d'im– parare niente da nessuno. Fecero il peggio. Il loro bluff aveva avuto suc– cesso durante la guerra etiopica. Perché non continuare a bluffare e bluf– f are, non solo gli altri, ma anche se stessi? Il Capo della polizia riferisce che Mussolini fu accompagnato una volta ad un campo di aviazione, do– v'erano allineati, per essere ispezionati, piu di mille begli aeroplani. 650 11 SENISE, Quando ero capo della polizia, pp. 46, 92-5. 12 FARINA, Follia delle folle, pp. 92-94. BiblotecaGino Bianco

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