Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale Non è necessario fare una relazione particolareggiata delle ragioni di questo fatto. Sono molte. Una di esse fu il calcolo errato nei militari di quasi tutti i paesi, che il conflitto sarebbe durato molto piu a lungo di quanto sia avvenuto in realtà. Ne conse– gui la convinzione che le sanzioni, le quali, come tutti sapevano, non avrebbero fun– zionato subito, avrebbero prodotto il loro effetto col tempo ed avrebbero aiutato cosi ad ottenere un accomodamento. Di conseguenza, non c'era altro da fare che riconoscere i fatti. Lui stesso - l'Arcangelo della Società in persona - era arrivato a quella con– clusione, aveva chiesto al Gabinetto di decidere che non serviva piu a niente continuare le sanzioni come mezzo di pressione sull'Italia. Il Visconte Wolmer, membro della maggioranza, approvando l'atteg– giamento di Eden, ripeté le ragioni, per cui_le sanzioni erano fallite: Sono stato colpito dal discorso del ministro degli Esteri, quando ha detto che una delle ragioni per cui le sanzioni sono fallite, è stato che gl'italiani hanno vinto la guer– ra molto piu rapidamente di quanto tutti gli esperti militari avessero predetto. Questo significa che coloro, che imposero ìe sanzioni, non si aspettavano che esse sconfigges– sero il malvivente, ma facevano assegnamento sugli abissini e sulla stagione per pro– lungare la guerra in modo che alla fine le sanzioni cominciassero a funzionare. Mussolini era diventato malvivente per il nobile Visconte, solo dopo che aveva sconvolto l'equilibrio delle forze in Africa Orientale a danno della Gran Bretagna. Sarebbe inutile ripetere qui gli argomenti, che furono addotti durante quella discussione in favore e contro la proposta di Eden. Essi si ridusse– ro ad affermare o negare la responsabilità del Governo britannico per il fallimento delle sanzioni e per la conseguente rovina dell'Etiopia, e ad in– dagare che cosa avrebbe potuto accadere se le sanzioni fossero state con– servate (e anche intensificate) o revocate. Su questo punto chi favoriva la politica del Governo faceva sempre la stessa domanda: "Volete la guer– ra?" (ToYNBEE,Il, pp. 447-8). Non altrimenti quel pubblico ministero seguitava a chiedere all'accusato: "Avete smesso di battere vostra moglie? R . d , ,, 1spon ete s1 o no. Un solo argomento avrebbe potuto screditare completamente la poli– tica del Governo. E Lloyd George se ne valse. Perché Eden non aveva detto neppure una parola sul "completo cambiamento" che si era verifi– cato nell'atteggiamento della Francia, cambiamento "della piu vitale impor– tanza"? Dopo che era stata eliminata l'amministrazione La val, c'era in Francia un Governo di natura del tutto diversa. Era vero che Blum era · disposto ad appoggiare la Gran Bretagna in qualsiasi passo essa fosse per fare? La Camera doveva saperlo. Eden rispose che il nuovo Governo francese "non era disposto a pren– dere l'iniziativa di togliere le sanzioni," ma non aveva mai dato "il minimo indizio di desiderare il mantenimento delle attuali sanzioni o di voler ap– poggiare l'imposizione di sanzioni nuove." Lloyd George protestò che Eden aveva dato una risposta ambigua: era vero o no che il Governo francese 640 Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=