Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Cala la tela nisce per rivoltarsi contro ~1 tormentatore - e allora la lotta comincia" (NYT. 31-V). E Harold Collender era informato che il Governo britan– nico sorvegliava attentamente le trasmissioni radiofoniche diffuse sistema– ticamente dalle stazioni italiane per gli ascoltatori della Palestina, dell'E– gitto e paesi vicini in Europa, Asia e Africa (NYT. 31-V). Ai primi di giugno tutte le difficoltà, per lo meno in linea di prin– cipio erano state appianate. "Da Londra fu riferito che, secondo l'avviso del Governo britannico, le piu recenti assicurazioni del sig. Mussolini alla Gran Bretagna erano sincere e degne di fede. " 4 Il Governo francese difficilmente poteva essere escluso dai negoziati. Il corrispondente da Parigi del Manchester Guardian (4-VI) fu informato che Blum e gli altri membri del nuovo Governo (che era entrato in ca~ rica il 4 giugr:io) avevano, nel corso delle settimane precedenti, adottato nei confronti dell'Italia un "atteggiamento di aspettativa." "Erano dispo– sti a seguire la Gran Bretagna, sia che essa volesse continuare le attuali sanzioni sia che volesse rafforzarle o anche abbandonarle del tutto." In altre parole, Blum non intendeva assumersi la responsabilità di proporre l'abbandono delle sanzioni; toccava a Eden di tirare fuori le proprie ca– stagne dal fuoco; in questo modo i sanzionisti inglesi avrebbero dovuto prendersela con Eden invece di accusare Blum di avere "tradito la Socie– tà." La Società doveva rimanere operante "per ogni futura occasione," cioè nel caso in cui la Francia, dopo aver buttato a mare la sicurezza dell'E– tiopia, trovasse minacciata la sicurezza sua propria. Blum voleva fondare la politica internazionale sul principio della sicurezza collettiva e della "pace indivisibile." Perciò, per quanto grande potesse essere la sua diffi– denza nei confronti dell'Italia, sentiva che il distacco dell'Italia dalla So– cietà avrebbe dato l'impressione del collasso definitivo della Società. Certamente l'Italia doveva aderire a molte condizioni, prima che le san– zioni potessero essere tolte. Gl'interessi francesi dovevano restare intatti. Non doveva essere reclutato in Abissinia alcun esercito indigeno che po– tesse minacciare i territori vicini. Mussolini doveva dare garanzie di buo– na condotta nel Mediterraneo. Gli armamenti navali nel Mediterraneo do– vevano essere "stabilizzati." Nel Mar Rosso l'Italia doveva impegnarsi a non costruire fortificazioni. Gli interessi della Francia nella ferrovia di Gi– buti avrebbero dovuto essere garantiti. Infine, "si sarebbe dovuto fare ogni sforzo prima che fossero abbandonate le sanzioni per ottenere dall'I– talia certe assicurazioni sul trattamento degli abissini." Se Emerson fosse stato vivo nel 1936, avrebbe detto che i socialisti francesi sapevano esse– re ipocriti non meno degl'inglesi e degli americani. Il 5 giugno le difficoltà con la Francia erano state appianate, almeno 1n linea di principio. E quello stesso giorno Sir SamueÌ Hoare ricomparve 4 ToYNBEE, Il, p. 466. Diario di Neville Chamberlain, 17 giugno: "Le sanzioni debbono cessare, ma noi dovremmo prima avere da Mussolini una dichiarazione delle sue intenzioni sul- 1' Abissinia e il Mediterraneo orientale" (FEILING, p. 2%). 637 Bibloteca Gino Bianco

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