Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Cala la !eia zione di sanzioni contro l'Italia, aveva ricusato di essere m1mstro degli Esteri nel futuro Gabinetto Blum, il cui primo atto "probabilmente sarebbe stato di togliere le sanzioni"; "aveva la sensazione che sarebbe stato me– glio che· un atto simile provenisse da una persona che non si fosse tanto identificata con la politica sanzionista." L'Egitto e il Canale di Suez erano di ostacolo ad un accordo. Bald– win dichiarò alla Camera dei Comuni (21 maggio) che il Governo di Sua Maestà "avrebbe considerato quale atto ostile qualsiasi tentativo d'immi– schiarsi negli affari dell'Egitto da parte di qualsiasi potenza"; le questioni connesse con la protezione del Canale di Suez si stavano esaminando al Cairo, e si stava negoziando un trattato di alleanza tra Gran Bretagna ed Egitto. Il Governo di Sua Maestà era il solo responsabile per l'amministra– zione e protezione della Palestina e intendeva "assumersi quella responsa– bilità in pieno." Ben presto entrò in lizza Augur, informando il New York Times (22-V) che il Governo britannico stava cercando un modo onorevole di concludere l'affare con Mussolini. Finché esiste un regime di sanzioni, l'Italia è esonerata dall'obbligo di discutere con la Gran Bretagna e con la Francia i particolari diritti risultanti per esse dai pre– cedenti trattati tripartitici ... Ciò che il Governo britannico vuole ottenere dall'Italia vit– toriosa, è la precisa assicurazione che la proclamazione di un impero non significa l'ini– zio di una politica di conquista al di fuori dei confini etiopici. Si chiede pure l'assicu– razione che Mussolini non intenda costituire subito un grande esercito indigeno, il quale sconvolgerebbe in primo luogo l'equilibrio delle forze nell'Africa del Nord, e poi minac– cerebbe l'equilibrio politico nel bacino del Mediterraneo. Inoltre è necessario ottenere una chiara e irrevocabile dichiarazione riguardo ai diritti commerciali della Gran Bretagna e di altri paesi stranieri in Etiopia. In molti ambienti si manifesta l'impressione che la tensione finirà con l'attenuarsi mediante la conclusione di un patto mediterraneo gene– rale che garantisca lo status quo in questa parte del mondo. Augur fu buon profeta. Il Patto Mediterraneo anglo-italiano che do– veva essere siglato nel gennaio 1937 cominciò a prender forma nella pri– mavera del 1936. 3 Mussolini era disposto a negoziare. In un'intervista con l'lntransi– geant (25-V) di Parigi, disse: "Io non chiedo niente all'Inghilterra; sono pronto a darle tutte le possibili assicurazioni." Il 28 maggio, in un'inter– vista con Augur, non espresse nessun rancore contro gli uomini di Stato stranieri che avevano messo ostacoli sulla sua strada. Nella sua ma– gnanimità, era disposto a perdonare tutti, e fare carta bianca. Era deciso a raggiungere una completa intesa con la Gran Bretagna su tutti i punti 1n cui gl'interessi dei due paesi avevano probabilità d'incontrarsi (NYT. 3 Il Governo francese aveva proposto di abbandonare le sanzioni a patto che Mussolini si accordasse sui problemi del Mediterraneo, dell'Europa centrale e dei Balcani non solo con l'In– ghilterra, ma anche con la Francia (vedi p. 628). Eden negoziò e concluse un accordo con Mus– solini per conto della sola Inghilterra. La Francia fu lasciata al fresco, e Mussolini poteva como– damente continuare a seccarla. Divide et impera. 635 Bibloteca Gino Bianco

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