Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale procurargli qualche successo in materie non essenziali (a spese, beninteso, altrui). Non si vede che altro potevano fare, nella situazione creata dalla Mar– cia su Roma, i diplomatici provenienti dal regime prefascista. Mussolini non lo avevano fatto essi Presidente del Consiglio e ministro degli Esteri. Alcuni fra i loro dirigenti erano stati a contatto con lui (GUARIGLIA, Ricordi, p. 10), ma non prevedevano che l'uomo, invece di rimanere loro strumento, sarebbe diventato loro padrone. Nell'ottobre del 1922, l'uomo era diventato appunto il loro padrone, grazie alle scempiaggini commesse dai politicanti di tutti i partiti, alle manovre dei militari e dei nazionalisti, alla vigliaccheria del Re e al voto di fiducia datogli da una maggioranza parlamentare vigliacca non meno del Re. Ai funzionari degli Esteri non rimaneva che fare buon viso a cattivo gioco, e vedere se era possibile immettere il nuovo venuto nei canali diplomatici tradizionali. Mentre tanta gente faceva a gara per "fiancheg– giarlo," anche essi si misero a "fiancheggiarlo." Dopo tutto l'uomo annun– ziava di volere quel che anche essi volevano: "valorizzare la vittoria," re– staurare la "grandezza" e il "prestigio" del paese, allargarne il territorio, .ingrandire l'esercito, la marina e l'aviazione, parlare a voce sempre piu alta nei consessi internazionali. I metodi piazzaioli tenuti fino a quel momento dal Duce, non rientravano in quelli, con cui i diplomatici della vecchia scuo– la erano familiari. Ma questi potevano ritenere - e i piu ritenevano - che Mussolini ministro non sarebbe stato piu longevo dei suoi predecessori. E anche se fosse stato piu longevo, avrebbe imparato via facendo i trucchi del mestiere. Intanto la barca doveva navigare. E anche le stravaganze del Duce potevano produrre qualche frutto, se fossero state messe a profitto con destrezza. La stessa tattica pretendono di aver seguito con Hitler pa– recchi diplomatici tedeschi. Recensendo le memorie di uno di questi sedicen– ti maestri del doppio gioco, il Times Lùerary Supplement del 1° giugno 1951 ha paragonato quel diplomatico al precettore di Heine, che accompa– gnava il suo alunno nei bordelli, perché non si ubbriacasse, nelle osterie perché non giocasse di azzardo, nelle case da gioco perché non gli capitasse addosso un duello, e quando il duello arrivava gli faceva da padrino. Anche i diplomatici italiani facevano come il precettore di Heine. 40 Bibloteca Gino Bianco

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