Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale Perfino gli amici inglesi di Mussolini cominciarono a essere inquieti. Il Morning Post (Il-V) espresse l'opinione che sarebbe stato assai facile per il Duce "salvare le apparenze di rispettare all'ultimo momento quelle solenni obbligazioni che aveva cos1 sprezzantemente schernite." Avrebbe potuto, per esempio, n1ediante la proclamazione di un protettorato, "con– ciliare la sostanza del dominio con le norme che regolano i rapporti inter– nazionali." Invece aveva buttato via l'ultima occasione per dar prova di moderazione. Certamente la fine delle sanzioni era essenzialmente prelimi– nare al ripristino della cordialità in Europa. Ma quest'atto negativo non poteva di per sé risolvere il problema dell'Abissinia: Se il signor Mussolini vuole veramente disperdere le nubi, che hanno offuscato i rapporti tra il suo paese ed il nostro negli ultimi dodici mesi - l'Italia era impegnata verso la Gran Bretagna e verso la Francia a rispettare l'integrità dell'Abissinia - allora il meno che abbiamo il diritto di aspettarci è un qualche contributo da parte sua. Le apprensioni non furono certo dissipate da un telegran1ma al Daily Telegraph da Addis Abeba (in data 11 maggio) il quale annunciava che il reclutamento di un nuovo esercito indigeno era in pieno sviluppo in quella città, o da un altro telegramma allo stesso giornale da Roma (pure in data 11 maggio), il quale riferiva che a Roma si smentiva che l'ambasciatore italiano a Londra ·avesse assicurato il Governo britannico che l'Italia non avrebbe organizzato gli abissini in forze armate. Quando si riun1 il Consiglio della Società delle Nazioni (11 maggio) Aloisi sostenne che non esisteva piu alcuna divergenza tra Etiopia e Ita– lia, dato che l'Etiopia non esisteva piu; il Consiglio avrebbe dovuto quindi togliere subito quell'argomento dal suo ordine del giorno e non pensarci piu come se non fosse successo mai niente. 1 Tuttavia "il risultato della lotta interna in Gran Bretagna non era an– cora abbastanza chiaro per dare a Baldwin e ai suoi colleghi l'ardire di de– finire e proclamare la loro politica" (ToYNBEE, II, p. 482). Perciò il Consiglio della Società sotto la presid~nza di Eden, rifiutò di scendere alla stessa profondità d'impudenza a cui era disceso Aloisi, decise unanime, in assenza di quest'ultimo, che la divergenza restasse all'ordine del giorno, e chiamò il delegato dell'Etiopia a prender posto alla tavola del Consiglio. Poi decise che era necessario che i suoi membri "considerassero la situa– zione creata dal grande nuovo passo fatto dal Governo italiano" e... si ag- . ' g10rno. C'era una buona ragione - oltre alle vere ragioni - per questa deci– sione. Il nuovo Gabinetto francese non era stato ancora costituito, e il Ga– binetto uscente non poteva impegnare i suoi successori. Cos1 il tempo pas– sava, e quanto piu lungo era l'intervallo, tanto piu petrolio Mussolini im– portava da tutti i paesi del mondo per accrescere le sue riserve; e quante 1 Cfr. anche .ALOISI, p. 383. 632 Bibloteca Gino Bianco

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