Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

La rotta dei sanzionisti che "il proporre in questo momento di continuare le sanzioni contro l'I– talia era una politica pericolosa quanto futile." Sarebbe arrischiato affermare che l'Italia, esaltata dalla vittoria e orgogliosa del suo successo, si arrenderebbe a una minaccia di forza. Neppure una goccia di sangue sa– rebbe risparmiata in Abissinia. Il vecchio Governo non potrebbe essere ripristinato. L'uni– ca cosa, che si otterrebbe, sarebbe l'estensione d~l conflitto. Si combatterebbe non per la pace, ma per la rivincita. Durante la stessa discussione Amery chiese: "Che vantaggio c'è a con– tinuare questa politica di sanzioni? Io dubito che neppure gli stessi abis– sini ci sarebbero grati per un nostro ulteriore intervento. Lo intraprende– remo per pura vendetta? Credetemi, le sanzioni sono morte." L'organo ufficiale dei laburisti nazionali, il gruppo di cui era a capo Ramsay MacDonald (News Letter, 7-V) dichiarò che "poiché le sanzioni sono fallite nella loro funzione preventiva, sarebbe stata una follia man– tenerle come punizione." La Commissione per gli Affari Esteri dei partiti governativi alla Ca– mera dei Comuni che, durante il precedente dicembre, si era rivoltata contro il piano Hoare-Laval, tenne una seduta privata. Di 380 deputati appartenenti alla maggioranza, non ne furono presenti piu di cento. La maggior parte, pur favorendo l'abolizione delle sanzioni, espresse l'opinione che "si dovesse andar cauti." Pareva intendessero dire che qualcun altro - possibilmente un francese - avrebbe dovuto avere il coraggio di pren– dere l'iniziativa, e allora il Governo inglese avrebbe aderito subito. Uno o due azzardarono perfino l'argomento che era consigliabile continuare anco– ra un po' le sanzioni per vedere se esse avessero un qualche valore come mezzo per negoziare (la diga del Tana? l'esercito indigeno in Etiopia?). Ad ogni modo tutti convennero che non c'era ragione per cui la Gran Bretagna dovesse sentirsi umiliata in seguito a quanto era accaduto in Africa Orientale. Il Governo aveva seguito l'unica linea di condotta possi– bile (MG. 8, 9-V). Churchill superò in zelo tutti gli anti-sanzionisti di questa nuova se– rie. Secondo lui, la continuazione o l'aggravamento delle sanzioni avreb– be potuto provocare un'orribile guerra in Europa "senza portare il mini– mo beneficio alla popolazione dell'Abissinia." L'Abissinia è ora nelle mani dell'Italia. L'Italia, con la sua violenza, si è resa re– sponsabile per il benessere del popolo abissino. Cercando d'impoverire e indebolire ulte– riormente la nazione italiana, noi non faremmo probabilmente altro che indebolire le risorse, in base alle quali gli abissini possono essere nutriti e sostentati, e quindi esa• cerbare e peggiorare il loro destino. Il diavolo può citare anche la Sacra Scrittura pei suoi fini. Questo argomento deve aver prodotto una notevole impressione su coloro che non chiedevano di meglio se non mettersi il cuore in pace. Qui potevano 627 Bibloteca Gino Bianco

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