Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Bibi Preludio alla seconda guerra mondiale liano "assumere alcun impegno preciso in un trattato formale." E appena l'ambasciatore francese a Roma ebbe consegnato a Mussolini la nota rela– tiva al Trattato del 1906 e agli accordi del gennaio 1935, la stampa ita– liana reagi affermando che i trattati e gli accordi anteriori alla situazione creata dalla vittoria italiana non erano piu validi. Era imminente in Francia la costituzione di un nuovo Governo in conseguenza delle elezioni generali svoltesi negli ultimi giorni di aprile. Fino ad ora un solo uomo risoluto, Mussolini, che non esitava a fare la guerra, si era trovato di fronte a due oppositori, uno dei quali, il Go– verno inglese, seguitava a ripetere che non avrebbe fatto la guerra da solo, mentre l'altro, il Governo francese, rendeva noto che non avrebbe fatto la guerra in nessun caso. Le elezioni generali in Francia avevano dato una netta maggioranza ai partiti di sinistra. Léon Blum, leader del Partito so– cialista, si prevedeva sarebbe stato il prossimo Primo Ministro. Questa vittoria delle sinistre in Francia suscitò profonde apprensioni in Baldwin e Eden, e C. Augur informò il New York Times (5-V) che il Governo britannico sarebbe stato "molto imbarazzato'' se si fosse "improvvisamente scoperto che Parigi sentiva dell'entusiasmo per misure repressive contro l'Italia." Sorge cosf una curiosa situazione. È come se lo spinto di Pierre Laval si reincar– nasse in Mr. Eden. Questi ora teme che un nuovo ministro degli Esteri francese possa essere tentato di seguire le orme di quell'Eden che in passato si guadagnò il titolo di "leone di Ginevra ..." Bisogna che continui la tattica dilatoria, ma con una crescente tendenza alla liquidazione per mutuo consenso, piuttosto che all'imposizione di una volontà collettiva ad un'Italia esaltata dalla vittoria. Tutte queste considerazioni spiegano perché Baldwin e Eden segui– tassero nella politica di attesa e di deliberata ambiguità ancora per un altro mese. Eden, dopo aver ripetuto per l'ennesima volta che il Governo in– glese aveva eseguito la sua parte fino alla fine, e non aveva niente da rimproverarsi, niente di cui dovesse scusarsi, annunciò che era venuto il momento d'imparare le lezioni degli uhimi mesi "con spirito di realismo" (2 maggio). Anche Baldwin promise che il Governo avrebbe "fatto i conti" con la posizione della Società dato l'evidente fallimento dell'azione col– lettiva (S maggio). Alla Camera dei Comuni (6 maggio), il deputato Dal– ton chiese che cosa avesse inteso Baldwin quando aveva detto che era ne– cessario "fare i conti" con la posizione della Società; che cosa avrebbe proposto il Governo al Consiglio della Società 1'11 maggio? Baldwin non rispose. Eden rispose che il Governo avrebbe fatto la sua parte nell' azio– ne collettiva, seguendo, come aveva sempre fatto, la sua politica conforme al Patto. Non una sillaba su quello che il Governo avrebbe proposto a Ginevra. Mentre le labbra di Baldwin e Eden restavano suggellate, Sir Austen Chamberlain, nella discussione del 6 maggio, dichiarò di essere sicurissimo 626 Gino Bianco

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