Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

La risurrezione dell'Impero romano lativamente buona costruita dal Negus per portare la "civiltà" in Etiopia, arrivava da Dessié ad Addis Abeba. Non si immaginava che questa strada sarebbe servita a Badoglio per dare il colpo di grazia al suo impero. Aloisi arrivò a Ginevra il 15 aprile, dopo Pasqua, come aveva deciso M 1. . N "d I " E 1· ". . " d. usso mi. on era un e egato. ra semp 1cemente mcancato 1 ne- goziare non la pace, ma la procedura per arrivare alla pace. 2 Cortesi spieg0 che l'impressione generale a Roma era che fosse ancora troppo presto per iniziare la discussione delle vere e proprie condizioni di pace. Bisognava chiarire alcune questioni di procedura prima di cominciare le discussioni. Per esempio, si chiederebbe all'Italia di dichiarare un armistizio? Si to– glierebbero le sanzioni? Italia ed Etiopia negozierebbero direttamente, op– pure il Comitato dei Tredici insisterèbbe nel mettere il naso nella faccenda? Dove e quando si svolgerebbero i negoziati? Potrebbe darsi che l'Italia rifiutasse comunque di negoziare, a meno che non si facesse qualche pro– messa ben chiara riguardo alle sanzioni in avvenire. Potrebbe darsi perfino che essa rifiutasse di discutere la pace, a meno che le sanzioni vigenti non venissero tolte (14-IV). L'Italia ufficiale credeva ancora decisamente che conversazioni dirette con l'Etiopia fossero piu pratiche e avessero maggiore probabilità di condurre presto a risultati concreti. Aloisi sosterrebbe senza dubbio validamente la tesi che la Società si mettesse da parte, e desse ai due belligeranti la possibilità di venire a patti (15-IV). Checché la Società potesse pensare o fare o dire, Mussolini intendeva ottenere ciò che voleva (16-IV). L'ambasciatore italiano a Parigi dichiarò a Flandin che la situazione sarebbe diventata estremamente grave qualora fossero state imposte nuove sanzioni che si potessero interpretare come atto ostile (DT. 15-IV), e inJ tanto Aloisi informò il Presidente del Comitato dei Tredici che il GoJ verno italiano era pronto ad aprire immediati negoziati tendenti alla ces– sazione delle ostilità, ma alle condizioni seguenti: I negoziati dovevano svolgersi tra rappresentanti italiani ed abissini senza un os– servatore della Società delle Nazioni. Le condizioni di pace dovevano essere comunicate dapprima alla Abissinia e non alla Società. Le sedute non si dovevano svolgere a Gine– vra, ma possibilmente ad Ouchy, un suburbio di Losanna, a 40 miglia da Ginevra. Infine non ci doveva essere armistizio, ma la guerra doveva continuare finché l'Abissinia accet– tasse le condizioni di pace. Il delegato etiopico a Ginevra rifiutò di trattare su simile base. Per conseguenza i giornali francesi e britannici favorevoli a Mussolini denun– ciarono l'" ostinazione abissina"; mentre l'Italia accettava di negoziare, l'Abissinia rifiutava; l'Etiopia solo era responsabile se _le trattative si are– narono.3 Il Comitato dei Tredici presentò un rapporto al Consiglio, cioè a se 2 Ibidem, p. 372. 3 Ibidem, pp. 374 sgg. conferma tutto. 619 BiblotecaGino Bianco

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