Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale· della controversia italo-abissina. Altrimenti egli non avrebbe piu fatto onore ai Patti di Locarno - come se i Patti di Locarno non fossero stati già spazzati via. Era evidente che la farsa delle sanzioni relativamente m1t1 non po– teva continuare. Il primo a tirarsi indietro fu il Governo dell'Ecuador, che il 4 aprile fu lieto di prendere atto che l'Italia aveva accettato l'appello della Società; per conseguenza esso considerava non piu necessarie le san– zioni e le avrebbe abbandonate subito (DT. 8-V-36). In Inghilterra, il primo, se non il primissimo, tra i sanzionisti a bat– tere in ritirata fu Winston Churchill. Egli spiegò che quando nell'ottobre 1935 aveva detto che era disposto ad "usare la forza" e ad "andare fino in fondo" (v. sopra, p. 520) aveva inteso di andare in fondo con tutte le "nazioni" e non tutte le "sanzioni" (6 aprile 1936, Hansard, CCCX, 2507), e propose esplicitamente l'abbandono delle sanzioni (30 aprile). Le intenzioni del Governo inglese furono discusse alla Camera dei Comuni il 6 aprile. Sarebbe inutile ripetere gli argomenti addotti da Attlee, il leader laburista, e da Sinclair, il leader liberale. Erano sempre gli stessi. E non variava neppure quello della politica governativa: "Intendete fare la guerra? " Eden si· valse della tecnica delle mezze verità per difendere l'opera del Governo inglese fino al giugno 1935. Poi saltò dal giugno 1935 all'aprile 1936, come se niente fosse accaduto durante quell'intervallo, e addossò tutta la responsabilità di quanto non era stato fatto alla "Società." Ciò che la Società ha deciso di fare può darsi che sia stato un bene e può darsi che non lo sia stato, solo il destino può dirlo. Quale che possa essere il verdetto finale, la responsabilità dev'essere condivisa dalla Società, e 001 prenderemo la nostra parte, né piu, né meno. Poi si soffermò a spiegare perché "la Società" era "limitata nella sua efficienza," guardandosi bene, naturalmente, dallo spiegare che la ragione fondamentale della inefficienza nella questione etiopica risiedeva nella po– litica dei Governi britannico e francese. Poi, memore di essere l'Arcangelo della Società, fece la seguente dichiarazione: Il Governo italiano ha intensificato la sua aggressione. Secondo l'opinione del Go– verno di Sua Maestà, sarebbe intollerabile che a Ginevra noi ci limitassimo a parlare di conciliazione, mentre la guerra continua. Ci dev'essere vera conciliazione, cioè concilia– zione che in un dato periodo si risolva in cessazione delle ostilità. Altrimenti il Comi– tato dei Diciotto (quello che era competente nelle sanzioni) dovrebbe intraprendere di nuovo il suo ufficio. Intendeva la chiusura del Canale di Suez? L'embargo sul petrolio? Niente affatto. Queste sarebbero state misure militari. "Siamo disposti a partecipare con altri a provvedimenti economici e finanziari." "La posi– zione del Governo di Sua Maestà resta esattamente la stessa da esso tenuta nel corso di tutta la controversia.,, Neville Chamberlain chiudendo la di- 616 Bibloteca Gino Bianco

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