Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

La rùurrezione dell'Impero romano annunciò che la marina italiana "era in grado di dar noia a qualunque avversario in qualunque luogo" (27 marzo). E l'ambasciatore italiano in Londra ricusò d'incontrarsi col Ministro etiopico davanti al presidente della Commissione dei Tredici. A questo punto l'ultimo esercito di Hailé Selassié fu completamente distrutto nella cosf detta battaglia del Lago Ascianghi, con una perdita di 8.000 morti sul campo di battaglia di fronte a perdite italiane com– prendenti in tutto, tra morti e feriti, 68 ufficiali italiani, 332 soldati ita– liani e 875 mercenari di colore. Al tempo stesso (31 marzo) una colonna italiana avanzante su carri occupò, senza colpo ferire, Gondar, centro della regione del Tana. Nella regione del Tana era in gioco non la pelle degli etiopici, ma le acque del Nilo. Azzurro che rendono fertile l'Egitto. Perciò la Tribuna annunciò che gl'interessi britannici, definiti nei documenti del dicembre 1925, sarebbero stati "certissimamente rispettati,'' e Grandi, ambasciator~ italiano a Londra, fece a tal fine una dichiarazione al ministro degli Esteri britannico. Ma la Tribuna affermò pure che la politica sanzionista adottata dal Governo britannico costituiva una "deviazione" da quei do– cumenti e che di questo fatto si sarebbe tenuto il "debito conto" (2-IV). Cortesi aggiunse che i diritti della Gran Bretagna, secondo "gli italiani," erano "puramente idraulici" mentre quelli dell'Italia erano "territoriali." L'Italia riconosceva il diritto della Gran Bretagna a regolare il corso delle acque etiopiche verso il Sudan, ed anche di costruire, in certe circostanze particolari, dighe sul Lago Tana; ma reclamava il diritto di annettersi i territori che aveva conquistati, e intendeva farlo (NYT. 4-IV). Ora toccava al Presidente del Comitato dei Tredici fare la sua parte. Dopo quattro giorni di meditazioni - senza fretta! - aveva scritto a Mussolini chiedendo di esser messo a contatto con un plenipotenziario ita– liano (27 marzo). Questa lettera arrivò a Roma il 1° aprile - senza fretta! Il giorno seguente il sottosegretario italiano agli Affari Esteri rispose con un telegramma, che l'Italia avrebbe mandato un delegato a Ginevra "im– mediatamente dopo Pasqua," la quale quell'anno cadeva il 12 aprile - senza fretta I Frattanto il Presidente del Comitato avrebbe fatto bene a ve– nire a Roma a parlare con Mussolini (dopo tutto, Roma non era piu lon– tana da Ginevra di quanto Ginevra fosse da Roma); scopo di quest'inter– vista sarebbe stato quello di concordare la procedura per arrivare alla pace, e non discutere le condizioni della pace. Cortesi spiegò che "l'Italia non era piu disposta ad accettare condizioni che avrebbero potuto forse sod– disfarla all'epoca del piano Hoare-Laval. La situazione militare era molto cambiata, e il piano Hoare-Laval era diventato assurdo e anacronistico" (NYT. 3-IV). Al tempo stesso Mussolini avvertf Flandin che la Società doveva abro– gare subito tutte le sanzioni, riconoscere· che l'Italia non aveva mai violato il Patto e dare il proprio consenso ad una sistemazione senza intermediari 615 Bibloteca Gino Bianco

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