Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale Gli orientamenti fondamentali della nostra politica estera sono i seguenti: i tratta– ti di pace buoni o cattivi che siano, una volta che sono stati fumati e ratificati, vanno eseguiti. Uno Stato che si rispetti non può avere altra dottrina. I trattati non sono eterni, non sono irreparabili: sono capitoli della storia, non epilogo della storia. Eseguire si– gnifica provarli. Se attraverso l'esecuzione si appalesa il loro assurdo, ciò può costituire il fatto nuovo che apre la possibilità di un ulteriore esame delle rispettive posizioni (PI. 17-XI-1922). Nessun trattato è eterno. Questa è una verità lapalissiana. Ma un mini– stro degli Esteri non è professore di storia che fa lezione ai suoi allievi. Se fa un'affermazione simile nell'atto di firmare un trattato internazionale, toglie ogni valore alla sua firma. Vuol far capire che il trattato sarà ripu– diato appena se ne presenterà l'occasione. Nel febbraio 1923, il Parlamento ratificò gli accordi. Ciò non ostante, alcune settimane piu tardi, il 23 aprile, a Torino, De Vecchi, sottosegretario nel gabinetto di Mussolini, dichiarò che "l'Italia imperiale includeva a buon diritto la Dalmazia nelle sue frontiere." A Venezia, il 5 giugno, la folla acclamò Mussolini con grida di "Viva la Dalmazia!" Alle quali egli rispose: "I nostri fratelli ci aspettano, e non saranno dimenticati." Il giorno seguente queste parole furono cosf commentate da un altro sottose– gretario, Pinzi, nel quotidiano Corriere d_elPolesine: Le corazzate che gli operai italiani stanno costruendo per la guerra, saranno presto pronte. Sulle opposte sponde dell'Adriatico mani febbrili tessono le bandiere tricolori che sventoleranno alte sui pennoni della nostra flotta vittoriosa. Insieme con gli accordi italo-jugoslavi il Governo presentò alla Camera, nel febbraio 1923, il Trattato di Washington sulla limitazione degli arma- .. menti navali. Poiché quel trattato concedeva all'Italia parità con la Francia per il tonnellaggio delle navi da battaglia, si sarebbe potuto presumere che esso non dovesse essere oggetto di critiche. Invece Giunta, allora segretario del Partito fascista - cioè non aveva alcun superiore in Italia all'infuori di Mussolini - rimproverò i delegati italiani per essere andati a Washing– ton "col sincero convincimento di adempiere un compito umanitario e pa– cifico," mentre la Conferenza non era stata altro che un'affermazione di gretto e. avido egoismo da parte di tutti gli altri popoli. Il nuovo Governo farebbe meglio a rinunciare una volta per tutte ad "ogni illusione di paci– fismo" e a rivolgere tutti i suoi sforzi a "dare ali all'Italia e aver pronto un gran numero di torpedini." L'Italia, per il momento, non poteva permet– tersi il lusso di non ratificare il trattato, poiché la sua situazione finanziaria · le impediva di lanciarsi a capofitto in una corsa agli armamenti. Era do– vere del Governo "non lasciarsi cullare da sogni piu o meno umanitarii," ma imitare i romani che si preparavano alla pace "armandosi fino ai denti. " 16 Rispondendo, Mussolini affermò che il Governo stava facendo precisa- t6 Atti parlamentari: Camera dei Deputati, 1923, pp. 8762 sgg. 38 Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=