Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Entra in scena Hitler mandare energicamente all'ambasciatore francese un atteggiamento di pru– denza, di freddezza e di conciliazione. 9 Uno dei corrispondenti da Londra del New York Times, C.A. Selder, fu in grado di riferire che Eden, pur condannando ufficialmente la viola– zione dei Patti di Locarno, fatta da Hitler, avrebbe senza dubbio eluso ogni azione punitiva: Dopo avere pubblicamente dichiarato di disapprovare l'atto della Germania, l'In– ghilterra si muoverà assai lentamente, prima di prender parte a qualsiasi punizione del colpevole. Essa potrebbe non muoversi affatto in quella direzione, e invece può esercitare tutti i suoi sforzi per convincere la Francia che la situazione deve essere accettata, dato che era inevitabile, e che il meglio che si possa fare è di utilizzare quanto la Germania offre in luogo di quel che essa ha distrutto. • Tutti noi abbiamo la forza necessaria per sopportare le disgrazie altrui. II Times di Londra (9-III) sotto il titolo: "Possibilità di ricostruzione," af– fermò che "vi erano molti inglesi i quali potevano trovare qualche scusa per l'azione della Germania." E Eden, nel pomeriggio del 1 O marzo, alla Camera dei Comuni, affermò, bens1, che il ripudio unilaterale dei Patti di Locarno annunziato da Hitler aveva scosso ogni fede negli impegni che il Governo tedesco potesse prendere in futuro; gli effetti di siffatta azione sarebbero stati deplorevoli, etc. etc. Ma aggiunse: Noi non dobbiamo badare ~olo al passato o al presente. Dobbiamo badare anche al futuro. Non c'è nessuna ragione per supporre, sono contento di poterlo dire, che la pre– sente azione tedesca implichi una minaccia di ostilità... Se la pace deve essere assicurata, c'è un manifesto dovere di ricostruire. In questo spirito noi dobbiamo avvicinarci alle nuove proposte del Cancelliere tedesco. Il Governo di Sua Maestà ritiene che non debba essere perduta nessuna occasione che offra speranza di miglioramento. 10 Baldwin aggiunse: "In Europa noi non abbiamo altro desiderio che rimanere calmi, tener la testa a posto, e continuare nel tentativo di asso– ciare Francia e Germania in amicizia con noi." Come Feiling osserva, "noi eravamo garanti secondo il trattato di Locarno, ma fin da principio ci mettemmo a fare i mediatori": Il trattato ci impegnava a resistere all'invasione della zona demilitarizzata; eppure era certo che la pubblica opinione britannica avrebbe rifiutato di andare in guerra per impedire l'entrata delle truppe tedesche ad Essen o a Colonia... Avevamo preso l'inizia– tiva nell'imporre le sanzioni sull'Italia, Il}a prendemmo anche l'iniziativa nel rifiutarci di imporle sulla Germania. Il trattato parlava di pene. Eden affermò il nostro desiderio 9 CHURCHILL, The Gathering Storm, p. 193 (traduz. ital. p. 221), fa credito a Eden per la "risoluta risposta" data all'Ambasciatore tedesco. Ma Churchill ammette pure che "il Governo di Sua Maestà esortò i francesi ad aspettare in modo che i due paesi potessero operare insieme e dopo esame esauriente: un tappeto di seta per ritirarsi." Non era Eden un membro del Governo di Sua Maestà? Come, allora, dargli credito per la risposta risoluta anzi che per una risposta "verbalmente" risoluta destinata a rimanere vuota? V. anche EDEN, op. cit., pp. 30 sgg. 10 Sul doppio aioco di Eden, vedi FRANçoxs-PONCET, Ricordi, p. 210. 609 ◄O B1 eca Gino Bianco

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