Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Bibl Preludio alla seconda iuerra mondiale era stato progettato dal Comitato dei Cinque in settembre (v. sopra, p. 481) era ancora vivo. Perché non tornare a quello? Dopo tutto, la politica del Governo era sempre quella "della resistenza ferma e collettiva all'aggres- . ,, s10ne. L'idea di tornare alle proposte fatte dal Comitato dei Cinque era stata avanzata dal Temps di Parigi (18 febbraio), e tutti sapevano che quel giornale era il portavoce di Flandin. Inoltre, l'accento messo sulla parola "collettiva" dimostrava che non c'era da aspettarsi alcuna iniziativa inglese. Sir Samuel Hoare non avrebbe potuto fare un discorso diverso. Lohengrin possedeva tutte le piccole abilità utili all'uomo politico, e nessuna di quelle maggiori indispensabili all'uomo di Stato. Il corrispondente politico da Londra del Manchester Guardian (26-II-36) riferf che un deputato conser– vatore, un noto generale, "duro a morire" e avverso alle sanzioni, uscendo dalla Camera dopo il discorso di Eden, disse ad un amico: "Mi disponevo a parlare in questa discussione contro le sanzioni, ma dopo quel discorso vado a pranzo. Questa è la fine delle sanzioni." Quando si riunf il Comitato dei Diciotto (2 marzo) gli etiopici avevano subfto un'altra disfatta e Badoglio aveva occupato Amba Alagi, 40 miglia al sud di Macallé. Le perdite italiane, in morti e feriti, erano state di 97 ufficiali, 1203 soldati e 200 truppe nere; le perdite etiopiche di circa 15.000 uomini. 6 I giornalisti, che accompagnavano le forze di spedizione italiane e che in dicembre prevedevano che la guerra non poteva essere portata presto a termine, ora prevedevano una vittoria completa e prossima. 7 Mussolini avverti Flandin che l'Italia avrebbe reagito all'applicazione dell'embargo sul petrolio in tre modi: I) ritirandosi dalla Società delle Nazioni; 2) rifiutando ogni ulteriore partecipazione ai Patti di Locarno; 3) denunciando la convenzione militare franco-italiana e riarmando la frontiera italo– francese come prima (LT. 6-111). In conseguenza Flandin domandò al Comitato dei Diciotto di proro– gare la discussione al giorno dopo, in modo che il Comitato dei Tredici (cioè il Consiglio della Società meno Aloisi) vedesse se poteva rivolgere un nuovo appello di pace ai due belligeranti, cioè perdere ancora del tempo. Eden consenti dicendosi sicuro che con questo non si causava "nessun indebito ritardo"; ma aggiunse che il Governo di Sua Maestà era pronto ad associarsi ad "una sollecita applicazione di un embargo sul petrolio se gli altri Stati produttori e trasportatori, che erano soci della Società, erano pronti a fare altrettanto." Si disse allora che alla battaglia di Trafalgar Nelson aveva aspettato che ognuno facesse il suo dovere, e che Eden aspettava oggi lo stesso, ma mentre Nelson dette l'esempio, Eden aspettava 602 6 BADOGLIO, La guerra di Etiopia, pp. 133, 146. 7 H. L. Matthews, dispacci al NYT., 27-11-36. Gino Bianco

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