Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Esce di scena Lavai; e11/ra Flandin non rendersi conto che la Francia era diventata una potenza di second'or– dine, e che, come tale, doveva scegliere tra essere vassalla dell'Inghilterra o della Germania. La prima soluzione era preferibile alla seconda. Ma non era facile per un francese accettare l'idea che la Francia non fosse piu una potenza di prim'ordine. Mussolini, al pari di Lavai, era "un ingegnac– cio," e anche lui fini: per commettere lo stesso errore di Lavai, cioè scelse il vassallaggio alla Germania nazista - il male maggiore - anziché alle potenze occidentali - il male minore. Le dimissioni di Lavai non disturbarono il gioco di Ginevra. Anzi, vi fu ora una nuova ragione per rinviare le decisioni. Ora si fece avanti il Comitato dei Diciotto. Esso ricordò che aveva de– ciso il 6 novembre d'indagare se l'embargo si dovesse estendere "a certi articoli" e decise di creare un altro comitato - cioè un altro surrogato del- 1'azione - "per fare un esame tecnico delle condizioni che regolano il commercio e il trasporto del petrolio e dei suoi derivati." Il Consiglio della Società, sempre in assenza di Aloisi, adottò questa decisione (23 gennaio). In Francia succedette a Lavai (24 gennaio) nel Ministero degli esteri Etienne Flandin. Costui era stato ministro nel Gabinetto Lavai, aveva approvato la politica di Lavai e aveva partecipato alla Conferenza di Stresa con Lavai. Aveva fatto la seguente dichiarazione il 17 novembre 1935: Se altri paesi vogliono assumersi i rischi di una guerra, questo è affar loro. La Francia non vi sarà in alcun caso trascinata contro la sua volontà. La sicurezza collettiva è un ideale. Non è colpa nostra se questa speranza si trova nascosta dietro a tante nu– vole fabbricate da altri. Noi saremo sempre con coloro che desiderano mantenere la pace in Europa. Flandin riprese la politica di Lavai esattamente al punto in cui questi l'aveva lasciata: fedeltà all'intesa Lavai-Mussolini del gennaio 1935 e niente sanzione sul petrolio. Se Baldwin, Eden e Co. avessero fatto sul serio nella questione etiopica, questo sarebbe stato il momento di proporre a Flandin e agli uomini po– litici francesi della scuola di Lavai una scelta ben definita: "Se volete che noi facciamo osservare il Patto della Società delle Nazioni nella Renania, voi dovete farlo osservare nell'Africa Orientale; se voi lo annullate nel- 1'Africa Orientale, noi lo annulleremo nella Renania." Hitler non era in grado in quel momento di sfidare ad un tempo Francia, Inghilterra e la Piccola Intesa. La Cecoslovacchia era all'apice dell'efficienza militare. L'in– tervento attivo della Russia in un'eventuale crisi non sarebbe stato indi– spensabile. Il suo unico compito sarebbe stato quello di tenere in scacco Polonia e Ungheria, minacciandole alle spalle qualora accennassero ad at– taccare la Cecoslovacchia e la Jugoslavia. Se Mussolini avesse dichiarato guerra alla Società delle Nazioni - cioè all'Inghilterra, alla Francia e alla Piccola Intesa - non avrebbe potuto contare su Hitler. Sarebbe stato sopraffatto in Europa e nel Mediterraneo dalla coalizione anglo-francese, e 597 Bibloteca Gino Bianco

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