Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

"Un giovane eroe senza possibilità di eroismi" Se ragioni finanziarie rendevano impossibile per Mussolini prolungare la guerra oltre i mesi estivi, ragioni politiche costringevano anche Hailé Selassié a non prolungarla. In un paese che si trova in regime feudale, ogni signore feudale fa la guerra con i propri uomini e secondo le proprie vedute. È estremamente difficile per il sovrano esercitare un controllo efficace su iniziative individuali - problema che è fastidioso anche dove i comandi sono accentrati. Per di piu il sovrano di un regno feudale deve stare in guardia contro le proditorie sorprese di quinte colonne all'interno. C'è sempre il pericolo che qualche signore rivale (o "ras," com'essi erano chiamati in Etiopia) possa passare al nemico. Il pericolo s'intensifica quando la saggezza consiglia di seguire la tattica di Fabio il Temporeggia– tore e di cedere una parte di territorio al nemico. In questa eventualità il signore feudale del territorio abbandonato ha una scusa plausibile per venire a patti con l'invasore. Fu cos1 che Ras Gugsà, un signore feudale • del Tigré orientale, passò agl'italiani proprio all'inizio delle ostilità. 15 Dopo tutto Hailé Selassié lo aveva abbandonato al suo destino. Il suo esempio poteva risultare contagioso nel caso in cui aumentassero i dubbi riguardo al risultato finale della guerra. Hailé Selassié, non meno di Mus– solini, aveva bisogno di una vittoria per tener alto il cosf detto "morale" dei suoi uomini. Il colonnello americano, William Donovan, che durante la seconda guerra mondiale doveva essere il capo dell'Office of Strategie Services, ri– tornò dall'Africa orientale, dove aveva veduto le attività delle truppe italiane, con la notizia che "si organizzava una grande avanzata, e che questa sarebbe stata irresistibile; si poteva fare assegnamento sicuro sulla entrata degl'italiani in Addis Abeba prima che cominciasse la stagione delle piogge. 1116 Una battaglia in campo aperto ebbe quindi luogo in gennaio. Gli etiopici s'infiltrarono tra Macallé e Adigrat e cercarono di tagliare le line<:: di rifornimento italiane tra le basi e i posti piu avanzati. Ma Badoglio li sconfisse, infliggendo gravi perdite in una battaglia di cinque giorni (20-24 gennaio) detta "la battaglia del Tembien" dal nome delle alture dov'ebbe luogo. 17 Questa sconfitta segnò il principio della fine per gli etiopici. Erano stati sempre sicuri della vittoria. Ed ecco che avevano subfro una grave disfatta. La loro tattica di slanciarsi in grande massa_sul nemico per schiac– ciarlo sotto il pur<;> peso del numero bruto senza badare alle perdite, si rivelò inefficace contro le armi moderne di offesa e di difesa. Non conoscevano altra strategia. Perduta la fiducia in essa, ben presto si scoraggiarono. Badoglio ha scritto: "Fallito cos{ qualunque suo piano offensivo, demora- 1s I 1200 uomini che lo seguirono, buoni soltanto a far bottino, furono gonfiati a 10.000 in un comunicato ufficiale. LALLI, La campagna d'Etiopia, "Oggi," 21-XII-47. 16 WILSON, Diplomai between wars, p. 232. 11 BADOGLIO, La guerra d'Etiopia, pp. 61-84. 591 Bibloteca Gino Bianco

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