Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale buono, almeno per il momento, "per ragioni di opportunità politica, e specialmente per non alienare del tutto la Francia" (telegramma a Bado– glio 5 gennaio '36). Il 12 gennaio telegrafò a Badoglio: La battaglia piu o meno grande non dipende ·soltanto da noi, ma anche dal ne– mico, il quale, obbedendo ai suoi sagaci consiglieri europei, probabilmente farà di tutto per evitarla. L'essenziale, a mio avviso, è di riprendere l'iniziativa delle operazioni, il che ci faciliterà il compito nel caso che siamo attaccati o ci permetterà di attaccare con successo quando le circostanze si appalesassero propizie ... Importante è di non dare al nemico l'impressione che siamo ridotti soltanto a difenderci, perché ciò potrebbe imbal– danzire e amalgamare le sue schiere e deprimere le nostre ... Se a Ginevra, come sembra, non ci saranno altre misure che possano aumentare la tensione generale, io non ho diffi– coltà a mandarle altre forze ... La parola d'ordine è di non attendere passivamente l'ini– ziativa del nemico, ma di fronteggiarlo e controllarlo per batterlo in battaglie che sa– ranno grandi o piccole a seconda dei casi, ma vittoriose (Epoca, 4 luglio 1953). Ginevra non lo preoccupava. Disse al Principe Starhemberg: La Società delle Nazioni è una farsa. Gli inglesi non stanno neanche applicando le sanzioni sul serio. Il mio ministro del Commercio vi può mostrare le statistiche di quanto abbiamo importato dall'Inghilterra nei mesi e nelle settimane ultime. Anche le san– zioni sono una farsa. Gl'inglesi non potevano fare diversamente, ed ecco perché la intera commedia fu inscenata. Sanno benissimo che hanno bisogno di me in Europa, e non han– no nessun interesse a indebolirmi. 8 Aveva ragione. Il messaggio di Roosevelt rese il Governo inglese meno disposto a insistere per l'embargo sul petrolio a Ginevra. 9 Inoltre Eden affermò ufficialmente (12-I-36) che le. conversazioni fra gli Stati Maggiori francese e inglese erano state "limitate interamente a un'azione comune per l'evento di ostilità che nascessero nel Mediterraneo per l'applicazione delle sanzioni nella controversia attuale," e non si erano mai occupatì "di akra contingenza," per esempio "con la frontiera settentrionale della Francia." I Patti di Locarno, dunque, erano morti e putrefatti. Hitler po– teva andare innanzi nella Renania, e per conseguenza Mussolini era libero di andare innanzi in Etiopia. Eden divulgò pure la notizia che, nel caso di un possibile attacco alla Gran Bretagna da parte dell'Italia, era piena– mente assicurato l'appoggio non solo della Francia, ma anche della Grecia, della Turchia e della Jugoslavia. Ma Grecia, Turchia e Jugoslavia poca forza aggiungevano ad un'eventuale azione coinune franco-britannica. Ad ogni modo il Governo britannico aveva offerto di nuovo ai francesi l'assicura– zione che non avrebbe preso l'iniziativa di alcuna disposizione contro a Between Hitler and Mussolini, pp. 218-9. Secondo informazioni, che ho motivo di rite– nere attendibili, il nuovo re, Edoardo VIII, fece sapere a Mussolini che poteva pure andare avan– ti con la certezza che lui, il Re, non gli avrebbe creato ostacoli. Il signor Indro Montanelli, al quale debbo l'informazione, durante la guerra comandava una colonna che ogni mese faceva un viaggio dall'Eritrea a Khartum, nel Sudan, per prendere rifornimenti di grano per l'esercito. Egli pensava che fosse un sistema mascherato di sanzioni che gli permetteva di recarsi in terri– torio inglese per il grano. 9 F. KUHNdispaccio da Londra, NYT., 5, 6-1-.36. Informazioni analoghe da Ginevra NYT., 5-1-.36; e DT., 6-1-.36. 586 I Bibloteca Gino Bianco

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