Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Entra in scena Chucry facir Bey; esce Sir Samuel Hoare partizione delle responsabilità personali fra lui e i suoi colleghi, e concluse domandandosi se aveva una coscienza sporca o pulita. Naturalmente disse: "con tutta umiltà" che era pulita. Onestamente non poteva ritrattarsi. La linea di condotta da lui seguita "era l'unica possibile, date le circostanze." D'altra parte "un grande settore dell'opinione pubblica criticava vivamente quella linea di condotta." La sola cosa ch'egli potesse fare era dimettersi. Poi toccò a Baldwin. Il succo della sua difesa fu che se la lampada si era rotta questo era successo perché gli era scappata dalle mani. Era desolato, molto desolato di dovere abbandonare Sir Samuel al suo destino: "La po– litica è un maledetto mestiere." Ma "il Governo rimaneva dov'era sempre stato." "La Società delle Nazioni resterà, com'è stata finora, la chiave di volta della politica estera britannica." Insomma, chi era sicuro di non avere sbagliato, se ne andava; e chi riconosceva di avere sbagliato, rima– neva a fare quel che aveva sempre fatto. La discussione fu conclusa dal Cancelliere dello Scacchiere Neville Chamberlain. Ammise che si era fatto uno sbaglio, ma dichiarò di non poter dire che in circostanze simili non avrebbe commesso di nuovo lo stesso sbaglio. Mussolini era pronto a considerare la sanzione sul petrolio come un atto di guerra, ma questo fatto non doveva necessariamente ri– tardare l'imposizione di sanzioni. Perciò, se la Società decideva che la sanzione sul petrolio si dovesse applicare, e se quella sanzione poteva es– sere efficace, e se il Governo di S.M. aveva la certezza che tutti i membri importanti della Società erano disposti ad assumersi la loro parte nell'op– porsi ad un attacco che avrebbe potuto essere improvviso e inaspettato, allora anche il Governo di Sua Maestà era disposto a far la sua parte, consentendo all'imp~sizione di tale sanzione: "Dopo di voi, Signore." La farsa continuava. Le dimissioni di Sir Samuel Hoare colsero Mussolini di sorpresa, proprio come il discorso del Duce a Pontinia aveva colto di sorpresa Bald– win. Quando arrivò a Roma la notizia, il Gran Consiglio fascista, che era riunito per discutere la questione, si aggiornò. Ma Mussolini fece annun– ciare che "le proposte Hoare-Laval, quali erano state consegnate all'Italia erano ancora valide per quanto riguardava l'Italia" (19 dicembre). Un portavoce ufficiale del Ministero degli esteri italiano dichiarò che il di– scorso di Mussolini a Pontinia non si doveva assolutamente interpretare come una risposta alle proposte anglo-francesi; la decisione del Governo italiano non era stata ancora resa nota. (LT. 20-XII). Il Morning Post (20-XII) spiegò che Mussolini non voleva che le propos·te di pace fossero scartate senz'altro; sperava che sarebbero state tuttora patrocinate dal Go– verno inglese. Cortesi rifed che secondo l'opinione ufficiale il piano era ancora valido (NYT. 20-XII). Le notizie del giorno seguente dissiparono queste speranze. A Gine– vra il Comitato dei Tredici (cioè il Consiglio della Lega meno Aloisi) votò una risoluzione che ignorava il piano Hòare-Laval come se non fosse mai 577 38 81 I eca Gino BiancQ.

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