Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda gue,-ra mondiale Ruppe il silenzio la mattina del 18 dicembre, all'inaugurazione della città di Pontinia nelle paludi pontine: È la guerra del popolo. Il popolo italiano la sente come cosa sua. È la guerra dei poveri, dei diseredati, dei proletari. Contro di noi si è infatti schierato il fronte della conservazione, dell'egoismo, dell'ipocrisia. Noi abbiamo impegnato anche contro questo fronte le nostre dure battaglie. E le porteremo sino in fondo ... Ci vorrà del tem– po, ma quando si è impegnata una lotta, camerati, non è tanto il tempo che conta, ma la vittoria. L'ambasciatore francese a Roma fu intontito (ToYNBEE,II, pp. 312, 313). Un diplomatico italiano, che era a Ginevra quale presidente della Commissione per ì mandati, affermò nel febbraio 1945 che "tutto pareva andasse liscio, quando venne disgraziatamente il discorso di Pontinia a distruggere ogni cosa." Un alto funzionario dell'Ambasciata italiana a Lon– dra confermò che il "famoso discorso di Pontinia rovinò l'opera dei di– plomatici." L'ambasciatore a Parigi, Cerruti, convenne che il discorso di Pontinia "aveva modificato completamente la situazione," mentre egli per– sonalmente si aspettava che Mussolini accettasse. 4 Hitler disse a François– Poncet (1° gennaio 1936) di non riescire a comprendere l'attitudine di Mussolini. "Avrebbe dovuto accettare subito quelle offerte. Era una for– tuna insperata." Hitler defin1 l'impresa etiopica come una "pazza avven– tura"; lo Stato Maggiore tedesco era certo che l'Italia era destinata alla disfatta. Il generale Blomberg, dopo un pranzo di diplomatici, mi spiega che in quel paese e col clima dell'Abissinia l'impiego delle armi motorizzate è un errore: la polvere in– ceppa i motori, e l'olio filtra attraverso le connessure; bisogna servirsi unicamente del– l'asino e del cammello. 5 Baldwin aveva resistito alla tempesta in Inghilterra con la speranza che Mussolini accettasse il piano, almeno in linea di massima. Ancora la mattina del 18 dicembre sosteneva Sir Samuel Hoare, e intendeva far fronte all'opposizione nella Camera dei Comuni. Nel pomeriggio di quel giorno il discorso di Pontinia gli diede il colpo di grazia. Pregò Sir Samuel Hoare di dimettersi per placare la Camera dei Comuni. Sir Samuel Hoare, che era caduto mentre sciava in Svizzera, com– parve alla Camera per giustificare l'opera sua col naso coperto da un ce– rotto. Camminando su una corda tesa, accumulando affermazioni ambigue, igusciando attraverso tutte le possibili scappatoie, si astenne dallo spiegare quali istruzioni avesse ricevuto da Baldwin o dall'intero Gabinetto prima di lasciare Londra per Parigi; si astenne dallo spiegare se Baldwin aves– se approvato il piano di Parigi prima che esso diventasse definitivo. In– iOmma lasciò nell'ombra tutti i punti che erano fondamentali per la ri- 576 4 Processo Roatta, pp. 44-5, 74, n. s Fateful Years, p. 241. Bibloteca Gino Bianco

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