Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Entra in scena Chucry /acir Bey; esce Sir Samuel Hoare Il piano Hoare-Laval, era stato mandato a Mussolini e (con intelligenti ritardi nel viaggio) al Negus, mentre la Società fu ignorata. Ora che jl piano era in discussione, si chiedeva alla Società di assumere la responsa– bilità o di accettarlo o di rifiutarlo. Il delegato polacco intervenne nella farsa, chiedendo che 1~ proposta di aggiornamento fosse accettata. I de– legati svedese e messicano protestarono, ma non era chiaro se fossero piu o meno autorevoli di Hailé Selassié. L'aggiornamento fu approvato (13 dicembre). Intanto l'unica sanzione che sarebbe stata immediatamente effi– cace - quella del petrolio - rimaneva in sospeso. Sauerwein portò da Parigi a Roma, donde la telegrafò al New York Times, la notizia che la risposta alle obiezioni di Mussolini avrebbe dissipato i suoi dubbi. Egli avrebbe ottenuto tutto ciò che voleva, eccettuato il collegamento territo– riale tra nord e sud attraverso l'Harrar. Si fanno grandi sforzi per indurre Mussolini ad essere conciliante. Ma non si può essere sicuri, a giudicare dal tono dei giornali italiani, che i fascisti militanti compren– dano il valore delle concessioni fatte al loro paese e il grande pericolo che correrebbe l'Italia se rendesse impossibili i negoziati. Il piu "militante fascista" era il Duce in persona. Cortesi annunciò che "gl'italiani" intendevano ottenere tutto il Tigré, e tutta la parte orien– tale dell'Etiopia tra l'Eritrea e l'Ogaden; avrebbero forse potuto offrire al– l'Etiopia "facilitazioni portuali," ma non la sovranità, ad Assab. Avrebbero consentito a negoziare, ma avrebbero preferito che la pace venisse dopo che avessero dato prove del loro valore militare in qualche modo essenziale (CORTESI,13, 14-XII) 0 acir Bey !). In ogni caso il Duce si sarebbe aste– nuto dal rispondere prima del 18 dicembre, seduta del Gran Consiglio (Daily Telegraph, telegramma da Roma del 14 dicembre). Gli ambascia– tori italiani a Londra e a Parigi furono incaricati di chiedere "ulteriori spiegazioni" (CORTESI,15-XII). Mussolini telegrafò a Badoglio: "Axum non sarà mai ceduta." Proprio in quei giorni gl'italiani in Africa Orientale dovettero riti– rarsi di circa quindici miglia, e un comunicato ufficiale (17 dicembre) am– mise questa perdita di terreno. Mussolini deve aver pensato che la sua gloria militare sarebbe rimasta offuscata, se avesse accettato la pace pro– prio in quel momento, con la battaglia di Jacir Bey sull'orizzonte. D'altra parte il Times di Londra (17-XII) espresse l'opinione che, data la ostilità del popolo inglese e delle piccole potenze a Ginevra, il piano Hoare-Laval era "morto." Per di piu, gli emissari di Hailé Selassié· ripetevano in Eu– ropa e in Etiopia che il Negus avrebbe rifiutato le proposte (cosa che ef– fettivamente fece il 19 dicembre). Mussolini non poteva essere meno in– flessibile di Hailé Selassié o dei signori di Ginevra o del pubblico inglese. razioni fatte nell'ultima riunione (a Ginevra) dal sig. Eden e da me - e che tendevano le une e le altre alla conciliazione - furono redatte insieme dai nostri assistenti." Lavai non fu mai contraddetto. Questo prova che Eden agi anche ora come suo complice necessario. 575 BiblotecaGino Bianco

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