Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale fissata dallo Stato Maggiore italiano; e il terzo trattava dell'aeroplano che doveva trasportare Hailé Selassié. Fra le condizioni di pace vi erano le seguenti: Hailé Selassié avrebbe ceduto tutto il Tigré, tutta l'Etiopia Orientale e alcuni dei territori meridionali; i territori ceduti sarebbero stati posti sotto protettorato italiano (tipo Marocco francese), o anche - se possibile - addirittura annessi all'Italia. Quanto al resto dell'Etiopia, un corridoio, largo non piu di 20 chilometri, le avrebbe fornito uno sbocco al mare ad Assab. Consiglieri militari e civili avrebbero assistito l'Impera– tore in tutti i rami dell'amministrazione. L'Italia garantiva all'Imperatore la continuazione della dinastia, e uno stipendio annuo, il cui ammontare sarebbe stato fissato in seguito. Al trattato era annessa una carta per evi– tare controversie sui territori da cedere all'Italia. Il contratto stipulava che qualora non avesse luogo la finta battaglia, Jacir Bey avrebbe ricevuto 50 milioni di lire italiane, ma se il trionfo italiano si fosse verificato, gli sarebbe stata pagata un'aggiunta di 50 milioni di lire. Il contratto doveva essere eseguito non piu tardi del 15 febbraio 1936. Dopo questa data non sarebbe piu stato valido. L'll dicembre la somma di 100 milioni di lire fu accantonata dal direttore del Banco di Napoli per Jacir Bey. L'impostura non ebbe mai nessun seguito, e nell'aprile 1936 Jacir Bey fu tacitato con mezzo milione di lire italiane per distoglierlo dal divulgare la faccenda e gettare cosf il ridicolo su coloro che lo avevano preso sul seno. Mentre Jacir Bey prometteva a Mussolini per il 15 febbraio tutto il Tigré, l'Etiopia orientale e meridionale, una grande vittoria militare e Hailé Selassié in persona per sopramercato, Hoare e Laval gli offrivano assai meno. Perché avrebbe dovuto il Duce accontentarsi di meno? Annunciò dunque che vedeva un ostacolo alla pace nel fatto che l'In– ghilterra si opponeva a che l'Italia ricevesse la parte orientale dell'Etiopia e soprattutto l'Harrar. Sperava tuttavia che Hoare e Laval avrebbero fatto un ulteriore sforzo per venir incontro alle sue richieste (CORTESI,8-XII). Inoltre il Comitato dei Diciotto doveva riunirsi il 12 dicembre e lui aspet– tava che avrebbe rinviato la presa in considerazione delle sanzioni o ad– dirittura rinviata la riunione (CoRTESI, 10-XII). Munro, il corrispondente del Morning Post, telegrafò da Roma che le circostanze indicavano un'ac– cettazione italiana di principio; "in questo caso sarebbe stato estremamente difficile continuare le sanzioni"; "era anche motivo di preoccupazione la posizione della flotta britannica nel Mediterraneo" (12-XII). Alla seduta del Comitato dei Diciotto (12 dicembre), Lavai chiese che il Comitato rinviasse la questione. Eden aded, ma nella sua veste di Ar– cangelo della Società, mise in evidenza che la Società doveva avere l'ultima parola: "Se la Società non approverà queste proposte, non ce ne dorremo. Dobbiamo accogliere cordialmente qualsiasi suggerimento atto a migliorarle. " 3 3 Laval disse alla Camera dei Deputati il 28 dicembre 1935: "Posso dirvi che le dichia- I 574 Biblo vvd Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=