Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda gue,-ra mondiale tartaruga," un giorno, appropriandosi la mascella inferiore del Duce, andò a dire a Curzon che, se non si prometteva all'Italia una partecipazione ai mandati sui territori staccati dalla Turchia, egli si sarebbe sentito obbligato a ritirarsi dalla Conferenza. Curzon usd maestosamente dalla stanza. Ri• cuperata la calma, tornò ad informare Garroni che "l'Italia era piena– mente libera di ritirarsi dalla Conferenza, se lo credeva opportuno." Gar– roni non si ritirò. 7 Alcune settimane dopo, nel dicembre 1922, fu tenuta a lpndra un'altra Conferenza, nella quale i primi ministri d'Inghilterra, Francia e Italia do– vevano decidere se concedere una moratoria alla Germania. Gli esperti italiani avevano preparato un piano per dare una soluzione ragionevole al problema delle riparazioni. Lesse mai Mussolini quel piano? Lo comprese mai? 8 Sta di f~tto che fece conoscere la propria politica in una intervista col Matin: La Francia non è soddisfatta della pace che ha raggiunta, ed ha pienamente ra– gione. La guerra non è stata portata alla sua naturale conclusione. Avremmo dovuto finirla voi a Berlino, noi a Vienna e Budapest. Avremmo dovuto tenere il nemico per la gola. Tra pochi giorni la pressione dell'opinione pubblica vi costringerà ad agire in un senso o nell'altro. Io vedo l'Europa Centrale come un caos. Io non credo nella forza di resistenza dell'Europa Centrale, ma credo nel grande valore della nostra civiltà occidentale (18-XI-1922). In un'altra intervista col Morning Post (22-Xl-1922) Mussolini espres– se l'opinione che "la Germania poteva pagare, e anche bene, e doveva quindi essere costretta a pagare." Il 18 dicembre, viaggiando verso Londra, fece la seguente dichiarazione alla stampa francese nella stazione di Pa– rigi: "Il punto di vista italiano è identico a quello francese. L'Italia non può permettersi il lusso di essere generosa; un accordo fra gli alleati costringe– rebbe la Germania a cedere." Poincaré aveva presentato, nell'agosto del 1922 in una conferenza tenu– ta a Parigi, un progetto di "garanzie produttive." Ma si era trovato solo contro il voto degl'inglesi, degl'italiani, dei belgi e dei giapponesi. Ora, alla Conferenza di Londra, prese nota con piacere del fatto che il Governo italiano accettava una proposta che lui, Poincaré, aveva già fatta nell'agosto precedente senza che il predecessore di Mussolini vi consentisse. 9 Bonar 7 NICOLSON, op. cit., pp. 303-4. Su questi avvenimenti miss Currey ebbe da dire sola– mente, in Italian Foreign Policy, 1919-1932, p. 80, che Mussolini "s'incontrò con lord Curzon e col signor Poincaré a Territet per costituire il fronte alleato, e fece chiaramente capire a que– gli uomini di Stato che l'Italia non intendeva piu far la parte della parente povera." Miss Currey affermava di voler soltanto fornire al lettore la possibilità di apprezzare i problemi quali appa– rivano all'Italia. "L'Italia, al pari di ogni altro Stato, conforma la sua politica estera a quelli che ritiene essere i suoi interessi. Se tale politica sia intelligente o no, se le opinioni che ne derivano siano sagge o errate, è questione di opinione" (p. XVIII). Ma miss Currey non riferi mai altro punto di vista se non quello di Mussolini, e questo era il punto di vista dell"' Italia"; Mussolini "aveva sempre ragione," e questa non era questione di opinione. 8 I documenti diplomatici italiani rivelano che le considerazioni svolte nel memorandum italiano erano state scritte di pugno da Mussolini. D. D. I., serie 7a, voi. I [nota a p. 144]. 9 Britisb Blue Book, n. 3, 1923: 27, 33, 54, 55. 34 Bibloteca Gino Bianco

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