Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

I.A Francia nella Ruhr di quella che si sarebbero aspettata." Ma Mussolini la sapeva piu lunga di Curzon e di Poincaré. Vulgus vult decipi; lui badava alla impressione 11 "f 11 . " 1 " ' d bbl' " " . . . f su e o e aspettanti, su cosi etto pu ico, su quei g10vam a- sèisti, i quali si vantavano di avere vinto la partita col Governo [della vec– chia Italia] con l'asso di bastoni. " 2 Quella fu "la prima grande vittoria diplomatica ottenuta da Mussolini." Dopo avere impartita la sua lezione a Curzon e a Poincaré, il Duce si degnò di proseguire fino a Losanna. E il giorno dopo, come prova addizionale della sua indipendenza, arrivò in ritardo all'appuntamento. Quando entrarono nel vivo della discussione, ogni volta che gli veniva pre– sentata una proposta, replicava seccamente: "Che cosa otterrò in cambio? " 3 Si irritava contro i polsini inamidati roteando gli occhi, e conchiudeva: "J e . d' d " 4 sms accor . Lord Curzon lo qualificò "volgare e poseur," "ciarlatano." Mussolini giudicò il lord inglese "pomposo e ridicolo." Poincaré riassunse la sua opinione come segue: "Cominciò come un temporalone e finf come una pioggia autunnale. " 5 Da persona, che ho motivo di ritenere bene informata, seppi nell'autunno del 1923 che Poincaré aveva detto: "C'est le néant." Mai nella loro vita nessuno dei tre aveva detto parole piu vere. Prima di lasciare la Svizzera Mussolini chiamò il suddetto giornalista italiano, e gli chiese che cosa pensassero di lui i giornalisti non italiani. L'altro rispose che c'era per lui molta curiosità e che perfino alcune signore americane erano venute espressamente dall'altra parte del lago per vederlo. Il particolare relativo alle signore americane lo deliziÒ•. 6 Questo primo ingresso nella diplomazia internazionale deve avere la– sciato in lui ricordi piuttosto deprimenti. I giornalisti lo considerarono come uno strano fenomeno, e non gli risparmiarono ironici commenti e scherzi pepati. Ma il suo successo a Territet fu molto ammirato dalla stampa in Italia, dove i dissenzienti sarebbero stati ridotti al silenzio dal manganello fascista. Mussolini lasciò il marchese Garroni a Losanna a sbrigarsela quale delegato italiano. Il marchese Garroni che Curzon soleva chiamare "la 2 GUARIGLIA, Ricordi: 1922-1946. Pp. 20-21. Guariglia soffriva anche lui della malattia na– zionalista - intendendo, scrive egli stesso, per nazionalismo "il cieco (sic) affetto" per il pro– prio paese (p. 335 dei Ricordi). Ma aveva seria preparazione tecnica e buon senso per calcolare fino a che punto un ministro degli Esteri italiano, che non volesse fare figure ridicole o addi– rittura rompersi il collo, potesse avanzare o dove dovesse arrestarsi. I suoi Ricordi, per la ric– chezza d'informazioni, sono fonte di prim'ordine per la storia della politica estera fascista. Sono stati pubblicati quando questo libro era stato composto da molto tempo. Le notizie in esso con– tenute - depurate dai giudizi associati col "cieco" affetto di cui sopra e salvo qualche dato contestabile qua e là - sono venute tutte a incastrarsi senza difficoltà nel racconto già preparato. 3 PERTINAX, Dictators and War, p. 3. 4 NICOLSON, Curzon, pp. 289-90. s CHILD, A Diplomat looks at Europe, p. 90; BORSA, Memorie di un redivivo, p. 421. 6 BORSA, Memorie di un redivivo, p. 421. 33

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