Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Il piano Hoare-Laval nazione non era la capitale francese, ma un luogo di cura nella Svizzera. Su richiesta di Baldwin, egli consenti ad entrare nella ragnatela parigina appro– fittando del viaggio verso le Alpi. Questo "fu l'ultimo sforzo che spezzò la forza di Sir Samuel." Laval, "con consumata abilità diplomatica, trascinò Sir Samuel Hoare in una associazione sempre piu stretta per un gioco, che il Ministero degli esteri inglese sembra non aver mai completamente com– preso, finché si trovò diventato il capro espiatorio di una politica che si era improvvisamente rivelata nella sua vera luce." Con tutto il rispetto dovuto ad uno studioso come Toynbee, nessuno sarà mai tentato di considerare Sir Samuel Hoare come un'Alice ammalata nel paese delle meraviglie. In base a quanto sappiamo sull'opera di Sir John Simon, Baldwin, Hoare e Eden per tutto il 1935, si deve concludere che Sir Samuel era pienamente consa– pevole di quanto faceva. Era forse Sir Maurice Peterson un malato e un innocente quando studiava l'accordo con St. Quentin? Può darsi che la stanchezza abbia indotto Sir Samuel ad accettare all'ultimo minuto un me– ridiano piuttosto che un altro, ma questo particolare non modifica in alcun modo il carattere essenziale del piano adottato a Parigi. Il problema non era se Hoare e Lavai si sarebbero fermati a questo o a quel meridiano. Il punto cruciale del problema era se intendesse aiutare e sostenere Mussolini o no. Su questo punto non esisté mai nessun disaccordo tra Hoare e Lavai, Pe– terson e St. Quentin, Baldwin e Vansittart. Lord Vansittart, che assisté Sir Samuel Hoare in questo lavoro, ci vor– rebbe far credere di essersi trovato per puro caso a Parigi in vacanza con sua moglie ai primi di dicembre. Quando fu deciso che Sir Samuel Hoare venisse a Parigi, Lord Vansittart dovette vedere anche lui l'odioso Laval. "Le conversazioni arrivarono ad una conclusione da servire come esperi– mento che è rimasta famosa," e allora Sir Samuel prosegu1 per la Svizzera "per un cambiamento d'aria dopo la mefitica atmosfera di Parigi. 1110 Lord Vansittart dimentica di dirci se egli approvò o no quelle "famose" conclu– sioni. Questo sarebbe il punto essenziale.1 1 Era malato e innocente anche lui ? 12 10 Lessons of my Life, pp. 53-54 (traduz. ital. p. 54). 11 DELL, Tbe Geneva Racket, p. 130, scrive: "Il piano Hoare-Laval era in realtà un pia– no britannico Il suo autore originale fu Sir Robert Vansittart. Esso fu accettato dal Gabinetto britannico prima che Sir Samuel Hoare partisse per Parigi, ed io so che i telegrammi che in– caricavano Sir Eric Drummond e Sir Sydney Barton di comunicare il piano rispettivamente a Mussolini e all'Imperatore d'Etiopia, furono redatti prima che Sir Samuel Hoare lasciasse Lon– dra." Per quanto consta all'autore di questo libro, questa versione no'n ha l'appoggio di docu– menti. Resta il fatto che durante la tempesta provocata dalla pubblicazione del piano Hoare-La– val, Vansittart fu nominato come uno dei massimi responsabili e, con dolorosa sorpresa del mussoliniano Morning Post, corse voce ch'egli sarebbe stato invitato a rassegnare le dimissioni dal Ministero degli esteri. 12 Churchill afferma che "Vansittart, che si trovava a Parigi quando il ministro degli Este– ri passò, e fu trascinato nell'affare, non dovrebbe essere ingiustamente giudicato: egli pensava continuamente alla minaccia tedesca" (Tbe Gathering Storm, p. 183; traduz. ital. p. 209). Non aveva dunque Vansittart saputo mai nulla di quell'affare? Quanto alla minaccia tedesca, vedre– mo fra poco che anche alla fine del 1936 Vansittart ne era molto preoccupato. In una conversazio– ne con un giornalista italiano, nel febbraio 1946, Grandi affermò che "il piano Laval-Hoare non era né piu né meno che il piano Grandi-Vansittart" (FORTE, Dino Grandi racconta, in Secolo 563 Bibloteca Gino Bianco

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