Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Bibl Preludio alla seconda guerra mondiale i francesi." Analoga informazione fu data dal Manchester Guardian (6-XII). Garvin, nell'Observer; magnanimamente assegnò a Mussolini tutta l'Etiopia Orientale, tracciando una "linea della pace" .da nord a sud. 2 Mussolini affettava una suprema indifferenza. Parlando alla Camera il 7 dicembre, notò con soddisfazione l'affermazione in cui Sir Samuel aveva dichiarato che il Governo britannico era "molto desideroso di vedere un'Ita– lia forte, governata da un Governo forte." Ma l'Italia non poteva essere forte se non poteva ottenere "completa sicurezza" per le sue Colonie in Africa Orientale. Hoare stesso aveva riconosciuto il diritto dell'Italia all'espan– sione. "Il popolo italiano ascolta le parole, ma giudica dai fatti. Ora il fatto che si annuncia per il 12 dicembre, cioè l'embargo sul petrolio, è tale da pregiudicare gravemente lo sviluppo della situazione. L'epilogo di questa crisi può consistere solo nel pieno riconoscimento dei nostri diritti." "Non c'è alcun assedio che possa piegarci e non c'è alcuna coalizione, per quanto numerosa, che possa distoglierci dal nostro scopo." Tale stratosferica equanimità non attenuò il timore di Sir Samuel Hoare che il Duce potesse commettere qualche atto sconsiderato. Perciò una dele– gazione deìl'Alto Comando inglese domandò a Gamelin che la Francia facesse per l'Inghilterra oggi quel che nel 1914 l'Inghilterra aveva fatto per la Francia (9 dicembre). Laval incaricò Gamelin di rispondere che "data la situazione attuale, sarebbero state prese tutte le misure necessarie e possibili per aiutare gli inglesi" (GAMELIN, Servir, II, p. 176). Nello stesso te~po Sir Samuel si rese conto del fatto che l'Inghilterra e Francia non er~– no sole a questo mondo, ma c'erano anche Grecia, Romania, Turchia, Jugoslavia e Cecoslovacchia. Chiese ai loro Governi se fossero disposti a in– tervenire per terra, per mare e per aria in una guerra scatenata dal Duce. Senza la cooperazione della Francia egli poteva aspettarsi un aiuto molto scarso da quei paesi nel Mediterraneo, e con la cooperazione della Francia non aveva bisogno di disturbarli. Ma sperava forse che i Governi di quei piccoli paesi avrebbero dimostrato minori disposizioni della Francia ad atti– rare sopra di sé i fulmini del Giove Romano. Se tali erano i suoi piani, fu deluso. Tutti quei paesi "non lasciarono alcun dubbio sulle loro disposizioni ad adempiere fedelmente tutte le obbligazioni imposte loro dal Patto. 113 Lavai delineò nei seguenti termini la situazione in una conversazione con "un collega diplomatico" (un americano?): Le nazioni minori s'inquieterebbero per le perdite commerciali causate dalle san– zioni. Un embargo sul petrolio ed altre materie prime essenziali provocherebbe la guerra. La Società delle Nazioni non poteva garantire la sicurezza della Francia. Solo se la 2 Garvin è uno degli eroi di Villari: "Egli mantenne un atteggiamento coraggioso in fa– vore della neutralità e di buoni rapporti con l'Italia per tutta la durata del conflitto, mentre i lupi della Società delle Na2ioni reclamavano urlando il nostro sangue." Garvin informò Grandi il 31 ottobre che Lord Astor, proprietario dell'"Observer," per ordine del Governo, lo aveva co– stretto a sospendere i suoi articoli "durante le elezioni" ma promise di riprenderli appena le elezioni fossero passate, "cosa che infatti fece" (Storia diplomatica, p. 175). 3 Cond. 5072, gennaio 1936, p. 4. 558 Gino Bianco

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