Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale stato in vigore avrebbe dato ai Sovieti il diritto di esigere l'appoggio militare della Francia. Gamelin riferisce che, quando tornò a casa dopo quella riunione, scoppiò in pianto, e non poté dormire tutta la notte. E scrisse nel suo diario: Io non ci capisco piu_niente. Proprio nel momento in cui il Parlamento è chiamato a ratificare il trattato coi Sovietici, il trattato è ridotto a nulla da una intesa con la Ger– mania. Che cosa diranno la Cecoslovacchia e la Romania, se le spingiamo a negoziare con la Russia? E la Polonia, dove si va delineando un ritorno verso di noi, dopo la morte di Pilsudski? E l'Italia, se l'abbandoniamo nella questione austriaca? E che valore avrà una promessa tedesca di non cambiare le frontiere? Era "una orribile miscela di senso comune, illusioni, calcoli sbagliati della posizione in cui ogni nazione realmente si trovava, e di un assoluto pacifismo che si teneva pronto a. tradire ogni cosa, compreso l'onore, nella speranza di districarsi dalle difficoltà ingannando tutti" (Servir, Il, p. 181). In queste condizioni, come poteva Laval abbandonare la sua intesa con Mussolini? Si calcolava che la convenzione militare con l'Italia liberava dal fronte italiano diciotto divisioni francesi che potevano essere trasferite sul fronte tedesco... I francesi erano fortemente persuasi che non dovevano lasciarsi trascinare a dividersi in perma– nenza dall'Italia per il risentimento che si sentiva in Inghilterra contro Mussolini. Pensa– vano cosf specialmente quando si ricordavano che l'Inghilterra si era piegata innanzi alla sfida navale dell'Italia nel Mediterraneo, e che noi non potevamo mandare, al principio, che due divisioni in aiuto della Francia se questa fosse stata invasa dalla Germania. È possibile comprendere il punto di vista di Laval in quel tempo. 5 L'ambasciatore italiano Cerruti gli annunciò che il Governo italiano avrebbe considerato l'embargo sul petrolio come un "atto ostile." 6 Nello stesso tempo, il portavoce ufficioso di Mussolini in Inghilterra, il Morning Past (25-XI) fece di nuovo conoscere le condizioni, alle quali il Duce sarebbe stato disposto a concludere la pace. Nell'Etiopia settentrionale si sarebbe accontentato del Tigré; in quella orientale di un'" ampia striscia di territorio che va dall'Eritrea alla Somalia italiana, comprendendo il Danakil, l'Ogaden e possibilmente l'Harrar "; questi territori dovevano essere posti dalla So– cietà delle Nazioni sotto mandato italiano; il resto dell'Abissinia doveva essere disarmato. Perché spingere l'uomo alla disperazione quand'egli era pronto a negoziare? In tali condizioni il pacifista Lavai annunciò che non poteva andare a Ginevra il 29 novembre. 7 Allora il Governo inglese consenti al rinvio s CHuRcmLL, The Gathering Storm, pp. 182-3 (traduz. ital. pp. 209-210). 6 FEILING, p. 271: "Noi informammo il Duce che non c'era nessuna intenzione di appli– care sanzioni 'militari'; e la sua sgradevole risposta fu che lui avrebbe considerato la sanzione del petrolio come un atto di guerra." 7 CERRUTI, Collaborazione internazionale, p. 69, riferisce che quando sembrava prossima l'adesione dell'embargo sul petrolio, "all'ultimo momento," egli riusci a persuadere il Go– verno francese a negare il suo consenso. Le parole "all'ultimo momento" farebbero credere che la sua opera di persuasione fu necessaria alla fine di novembre. I 550 Bibloteca Gino Bianco

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