Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Mussolini minaccia il finimondo Laval fu piu facile a spaventare. In un discorso innanzi al Consiglio superiore della guerra, il 21 novembre 1935, affermò che la Francia aveva rinunziato a ogni diritto di sfruttamento economico in Abissinia, meno che nella sfera d'influenza della ferrovia Gibùti-Addis Abeba. Ma gl'italiani vo– levano ora stabilire la continuità fra l'Eritrea e la Somalia attraverso il ter– ritorio riservato alla ferrovia, pretendendo che la loro occupazione non avrebbe ostacolato le attività economiche francesi. C'erano dunque H motivi di preoccupazione. Le relazioni con l'Inghilterra erano tutt'altro che facili. Lui seguiva la direzione inglese nell'affare etiopico, dato che l'articolo 16 del Patto lo obbligava. Ma non intendeva che la Francia diventasse un secondo Portogallo dell'Impero britannico (doveva ben presto preferire che diventasse un Portogallo del Terzo Reich). Lui aveva scambiato alcune "durissime note 11 col Governo di Londra, delle quali Mussolini gli era ri– masto assai grato. Era necessario conciliarsi il Duce senza ritardo, ma gli inglesi non mostravano lo stesso spirito di conciliazione. Non volevano ac– cettare condizioni indispensabili per un accordo. Lui aveva detto agl'inglesi: "Voi non cambierete mai. Domani vi inchinerete innanzi al fatto compiuto, e concederete agl'italiani molto piu di quanto dovete dare oggi. 11 Il momento della ratifica parlamentare per il trattato con la Russia si avvicinava. Ma Lavai non aveva fiducia nei Sovieti. Non voleva che essi trascinassero la Francia in una guerra. Spesso Hitler aveva mostrato il desiderio di arrivare a un'intesa con la Francia. Lui, Laval, aveva fatto conoscere a Hitler il suo punto di vista attraverso un emissario. L'ambasciatore francese a Ber– lino avrebbe incontrato Hitler quello stesso giorno e avrebbe discusso uffi– cialmente le basi per un trattato. "Noi vogliamo vivere in pace con la Germania, se si dichiara contenta delle sue frontiere attuali. 11 Hitler aveva già dichiarato di consentire a questo. Perciò era necessario un trattato, qual– cosa di simile a una Locarno orientale, a cui la Germania desse la firma. Ma Hitler non voleva saperne. Naturalmente in tutte le trattative con Hitler, non si doveva far nulla senza la conoscenza dell'Inghilterra (Lavai men– zionò solo l'Inghilterra; lasciava fuori la Russia). Nel negoziare con Hitler, la Francia doveva essere forte, e non presentarsi come postulante. Dopo lo scoppio della guerra abissina, la Germania aveva piu volte offerto di non armare la sua frontiera al di là di 300.000 uomini. Era stato un errore non accettare. Adesso era evidentemente meno ansiosa di arrivare a un accordo, e si teneva indietro. "In ogni caso, io lavoro per la pace del mio paese" (GAMELIN, Servir, II, pp. 177-81). · È chiaro che Lavai era disposto a dare a Hitler mano libera verso la Piccola Intesa, la Cecoslovacchia, la Polonia e la Russia, se ne otteneva una promessa, a cui Lavai era il primo a non credere, di rispettare lo status quo. Lavai non voleva essere trascinato in guerra dal Governo russo, non perché credesse che questo avrebbe attaccato la Germania, ma perché nel caso che Hitler attaccasse la Russia il trattato franco-russo, se fosse 549 Bibloteca Gino Bianco

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