Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale (8-XI). Spettava al lettore chiedersi se non fosse consigliabile abbandonare le sanzioni anzi che rischiare una rivoluzione o una guerra. Il New York Tim~s (10-XII) pubblicò in un dispaccio di C.A. Selden, uno dei suoi corrispondenti da Londra, la notizia che il Re del Belgio era stato a Londra il 2 dicembre ed aveva portato a Re Giorgio "un messaggio personale del Re d'Italia, in cui si affermava che l'imposizione di sanzioni avrebbe causato gravi disordini in Italia"; si chiedeva a Re Giorgio di eser– citare la sua influenza sul sig. Baldwin per impedire l'estensione delle san– zioni. Tre giorni dopo lo stesso giornale pubblicò di nuovo la notizia da Londra che in "circoli diplomatici" venivano fatte circolare "voci insisten– ti" che Re Giorgio fosse intervenuto personalmente presso il Governo per indurlo a fare proposte anglo-francesi di pace. "Il Re era gravemente preoc– cùpato dal pericolo che la crisi italo-etiopica si allargasse in modo da dar luogo ad un conflitto europeo, salvo che non venisse liquidato rapidamente. Birchall rifed la voce che il Re del Belgio spinto da sua sorella Maria J osé, moglie del principe ereditario d'Italia, aveva trasmesso al Re d'Inghilterra "una nota urgente per fargli presente che la perdita della guerra avrebbe provocato non solo la caduta di Mussolini, ma anche la scomparsa di uno dei pochi troni rimasti in Europa." "Indiscutibilmente esiste ancora in Europa una certa solidarietà regale" (NYT. 15-XII). I Re formano una lega di resistenza internazionale, i cui soci si aiutano a vicenda, anche quando i loro sudditi sono in guerra e vengono incitati a massacrarsi a vicenda. Bisognava far paura anche agli Stati Uniti d'America. Mussolini non approvò ,il sermone domenicale fatto da Hull il 15 novembre: l'ambasciatore americano in Roma informò che l'atteggiamento del Governo italiano verso gli Stati Uniti non era cos1 amichevole come una volta (18 novembre). E l'ambasciatore italiano a Washington andò a vedere Hull (23 novembre) e gli lesse una protesta contro un embargo, che avrebbe assunto il significato di una sanzione e il positivo carattere di un atto non amichevole. L'embar– go violava il trattato del 1871 che assicurava agli Stati Uniti e all'Italia "completa libertà di commercio e navigazione." Hull perdé la pazienza, e ricordò all'ambasciatore che l'Italia non aveva ancora pagato i suoi debiti di guerra, mentre profondeva enormi somme nella avventura etiopica. Mussolini avrebbe dovuto capire che vespaio la sua politica di aggressione aveva sollevato negli Stati Uniti. Ed ecco che dopo aver violato tutte le sue promesse di mantenere la pace, preten– deva che gli Stati Uniti si astenessero anche da affermazioni "morali" se non volessero rendersi colpevoli di atti non aÌnichevoli (FEI~, pp. 258-9). Questo scontro di parole fu ripreso alcuni giorni dopo, ma il petrolio ri- .mase su quella, che Hull chiama "la nostra lista di embargo morale," cioè rimase nel sermone del 15 novembre. 4 • 4 Hull si compiace di dedicare piu di quattro pagine a quest'incidente ... verbale: Memoirs, I, pp. 436-41. 548 Bibl '"'cu Gino Bianco

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