Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Mussolini minaccia il finimondo varie fonti" (I' Ambasciata italiana e il Ministero degli esteri inglese?) con– correvano nello stabilire che la monarchia italiana, "comunque pensasse di quella avventura," non osava opporvisi. Il principe ereditario si trovava in Napoli a spedire le truppe per l'Africa Orientale (NYT. 26-IX). Lui e tre altri principi della Casa Reale avevano dovuto assistere alla seduta del Sena– to 1'8 dicembre ed applaudire al voto del Senato di "completa solidarietà con la politica del Duce." Quindi, se Mussolini cadeva, la monarchia in Italia sarebbe caduta con lui. Potevano le teste coronate d'Europa, i conser– vatori inglesi e in generale le "classi" di tutto il mondo. correre un cosf terribile rischio? L'Oeuvre di Parigi (28-XI) riferf e la Morning Post di Londra (30-XI) ripeté la notizia che Aloisi aveva fatto una "angosciata visita" al sig. de Chambrun, l'ambasciatore francese a Roma: un embargo sul petrolio avrebbe reso impossibile la continuazione della campagna in Africa Orientale e ne sarebbe potuto derivare "un gesto di disperazione da parte del Duce." Il nuovo Sansone schiomato avrebbe tirato giu tutta la baracca se messo agli estremi. Il Duce teneva un revolver carico bene in vista sul suo tavolo. Era pronto a farsi saltare le cervella in qualsiasi momento. 2 La macchina propagandistica d.i Mussolini aveva fatto miracoli nell'inculcare dappertutto l'opinione che il fascismo fosse l'unico possibile antidoto al bol– scevismo in Italia. Il conflitto tra Mussolini e Hailé Selassié si poteva quindi considerare come un conflitto tra fascismo e comunismo. 3 II Temps di Parigi (6 settembre) dette questa sentenziosa informazione: Tutto è difficile in questa faccenda italo-etiopica. La verità è che la campagna per l'applicazione delle sanzioni contro l'Italia, deriva, in certo qual modo, da passione anti– fascista. È al fascismo che si mira, sotto la maschera dell'azione collettiva, condotta dalla Società delle Nazioni. Il reverendo W.R. Juge, uno dei luminari del mondo che parlava inglese, gli donò la seguente gemma: "Penso che tutti gli amici della Società delle Na– zioni dovrebbero guardarsi dall'associarsi volontariamente coi socialisti, ai qua– li non importa niente dell'Abissinia o della Società, ma vogliono metterci in lite con l'Italia perché odiano e temono il fascismo" (LT. 21-IX). In una corrispondenza da Napoli al New York Times Mrs. Anne O'Hare Mc– Cormick fece sapere che a Napoli il capo di un'importante casa di spedi– zioni temeva che le sanzioni e il conseguente affamamento del popolo .ita– liano "potessero condurre alla guerra o alla rivoluzione." "Chi sa che cosa può accadere quando le fabbriche, che producono merci per l'esportazione cominceranno a chiudersi in gran numero come alcune hanno già fatto?" 2 JuLEs RoMAINs, Seven Mysteries of Europe, p. 244, dice che l'Ambasciatore giapponese· a Roma nel 1937 gli disse che aveva visto la rivoltella sul tavolo. La voce che Mussolini fosse pronto a suicidarsi fu diffusa nel dicembre 1935 in Francia, Inghilterra, Belgio - dovunque la propaganda fascista lavorava. J L'autore sa da una fonte di prima mano che Sir John Simon, nei discorsi privati, in– sisteva sempre sulla necessità di non provocare una crisi pericolosa nel regime fascista italia– no: "o Fascismo o Bolscevismo!" 547 Bibloteca Gino Bianco '

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