Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale Il direttore dell'Economist, Geoffrey Crowther, osservò che il Presi– dente Roosevelt aveva bisogno di una nuova legge del Congresso anche per ridurre le esportazioni di petrolio in Italia alla misura normale. Tale legge sarebbe passata soltanto se l'opinione pubblica americana si fosse resa conto della propria responsabilità. Ma il pubblico americano aveva buone ragioni di sospettare le intenzioni inglesi e francesi. Soltanto se l'embargo fosse stato deciso a Ginevra, si poteva aspettarsi che il pubblico americano agisse. Il modo migliore di consigliare l'America a non agire era quello di dire: "Cominciate voi e noi vi seguiremo" (News Chronicle di Londra, 21-XI). Utile consiglio, in verità, se Hoare e Laval non fossero stati impegnati nella politica di appoggio alla Società delle Nazioni, e benevolenza verso Musso– lini, cioè - in ultima analisi - appoggio al cento per cento a Mussolini. Secondo Feiling (Neville Chamberlain, pp. 270-1) alla fine di novembre e al principio di dicembre, le maggiori autorità inglesi ritenevano possibile che Mussolini attaccasse l'Impero britannico, "specialmente se la Francia si dimostrava vile." Nessuno dubitava della vittoria, ma la guerra avrebbe bloccato la flotta inglese nel Mediterraneo, e chi poteva garantire gl'inglesi contro altri rischi? La Germania o il Giappone potevano prendere questa occasione per mettere l'Inghilterra dinanzi a una guerra con tre Grandi Potenze. Baldwin era stato ammonito che sanzioni significavano guerra, e che la guerra significava unione dell'Italia con la Germania a spese della indipendenza dell'Austria; la forza aerea tedesca non contava meno di 1500 apparecchi di prima linea; da Berlino si riferiva che Hitler era pronto a tutto. Tutti i dispacci da Parigi affermavano che Lavai non sarebbe mai entrato in guerra, sebbene avesse dovuto impegnarsi a resistere a un attacco italiano; in compenso di quell'impegno domandava una garanzia per la Renania, e nello stesso tempo faceva ostruzionismo contro le sanzioni, e rifiutava di accogliere le navi inglesi a Tolone e Biserta. Si poteva arrivare a una guerra per la "sicurezza collettiva," nella quale l'Inghilterra si sa~ rebbe trovata sola. Era problema di vita o di morte impedire una guerra in Europa. "Lo spirito della Società delle Nazioni suggeriva una duplice politica: intimidire l'aggressore, ma tentare la conciliazione." Noi troviamo qui tutte le parole d'ordine con cui, nel novembre e di– cembre 1935, Baldwin cercò d'ingannare il pubblico inglese. Il fatto è che Neville Chamberlain, 1'8 dicembre, scrisse nel suo diario: Mettendo un grande esercito al di là del Canale di Suez, Mussolini si è legato una corda intorno al collo, ed ha lasciato il capo di quella corda penzoloni per essere tirato di chi possegga una flotta. Sembra incredibile che osi attaccarci mentre si trova in que– sta posizione, e in fondo non credo che oserà. È vero che Neville Chamberlain aggiunse: "Se le nostre difese fossero piu potenti, mi sentirei molto piu felice" (FEILING,p. 273). E certamente il concorso di Lavai avrebbe creato la felicità di cui Chamberlain sentiva bisogno. Avrebbe dato a Mussolini il colpo di grazia. E non c'è dubbio che B 'bl 544 1 ot ca Gino Bianco

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