Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale Times, H.L. Matthews, da Asmara (capitale dell'Eritrea), fece un quadro impressionante della situazione: Data l'altitudine di questo paese, è tanto freddo di notte che finché il soldato non sia acclimatato le coperte non bastano a proteggere. Durante il giorno c'è un sole ar– dente pericoloso come quello di Massaua per chi non usi prudenza. Lo sforzo sul cuore è molto notevole, e la fatica sopravviene immediatamente dopo uno sforzo. Si aggiunge il terreno molto difficile, con strade che girano a spirale sul ciglio di rocce tali da dare la vertigine. Queste condizioni rendono quasi stupefacente l'opera del genio militare ... Il piu grande problema per l'Italia è la costruzione e la manutenzione di strade per assicurare le comunicazioni e permettere depositi di viveri. I costruttori di strade hanno compiuto un'opera fenomenale ... Ma hanno davanti a sé un compito estremamente diffi– cile. C'è una lotta continua tra la costruzione e la riparazione delle strade, e la distru– zione prodotta dal continuo pesante traffico. I carri distruggono le strade, e le strade distruggono i carri, formando un circolo vizioso dal quale non si può uscire. Le diffi– coltà si accentueranno dopo la presa di Macallé. Quella città dista piu di 200 miglia da Massaua, donde devono venire i viveri, carburante e munizioni. E ogni giorno che passa si avvicina la temuta stagione delle piogge - il giorno in cui le strade ordinarie scompariranno in un fiume di fango e tutte le operazioni dovranno cessare (21-X; 2-XI; 15-XII). Il Maggior Generale A.C. Temperley, che commentava le operazioni militari italiane sulle colonne del Daily Telegraph, fece osservare (4-XII) che alla fine di novembre gl'italiani avevano percorso soltanto 70 miglia alla volta di Addis Abeba, e dovevano percorrerne ancora altre 500. Ci sarebbero volute due o forse tre stagioni asciutte per raggiungere quella meta, a meno che non ci fosse un completo cambiament~ di tattica. I prossimi quattro mesi saranno molto critici. Se gl'italiani potranno costringere gli abissini prima del prossimo aprile ad una pace separata, a cui non partecipi la So– cietà, il loro gioco sarà riuscito. Altrimenti è difficile che possano far fronte ai rischi di cinque mesi di pioggia, sapendo che le sanzioni li costringeranno probabilmente a tron– care la guerra prima che tali rischi siano cessati. Questi rischi comprendono l'enorme impresa di costruire accampamenti per 200.000 uomini nel cuore dell'Abissinia, di ren– dere le strade adatte a resistere alle piogge e di sopportare le malattie e lo scoraggia– mento nell'esercito e nel paese... Per riassumere la situazione in una frase: "Può l'eser– cito italiano vincere la guerra prima che le sanzioni la perdano?" Efficaci sanzioni sul petrolio sarebbero, naturalmente, decisive. La corrispondenza tra Mussolini e De Bono, durante l'ottobre e il novembre, dà l'impressione di un dialogo tra il conducente che cerca di spingere avanti un mulo, e il mulo che rifiuta di muoversi. Mussolini vuol vincere la gara di velocità colle sanzioni e ordina a De Bono di affrettarsi. De Bono non chiederebbe di meglio, ma non può fare l'impossibile. Il dia– logo tra i due uomini si può rappresentare nei seguenti termini: Mussolini: 29 settembre: "L'essenziale è di far presto e picchiare sodo... Ti or– dino di iniziare l'avanzata sulle prime ore del 3, dico 3 ottobre. Attendo immediata conferma" (p. 151). De Bono: 6 ottobre: Truppe italiane occupano Adua (p. 166). 540 Biblo ca Gino Bianco

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