Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale altrettanto inesistente pericolo bolscevico. In quanto esprimeva un senti– mento che in realtà esisteva in vasti strati della classe politica italiana, il movimento fascista fu una protesta contro gli "stranieri" che "avevano mutilata la vittoria italiana," e un desiderio di vendetta contro tutti quegli italiani che erano accusati di essere stati i loro complici e ora si opponevano a nuove avventure belliche. I socialisti costituivano la parte piu potente dei gruppi contrarii alla guerra. Perciò fu contro di essi che i fascisti concen– trarono i loro colpi. I socialisti erano chiamati "bolscevichi" anche quando professavano le forme piu blande possibili di socialismo. Cosf ebbe origine la leggenda che il fascismo aveva salvato l'Italia dal bolscevismo. Nessuno di coloro, che sapevano che cosa fosse veramente il movimento fascista, ha mai creduto che esso mirasse davvero a combattere il comunismo: mirava a distruggere la pace d'Europa. 8 L'uomo che fu sottocapo della polizia in Italia dal 1930 al 1;)40 e capo della polizia dalla fine del 1940 al principio del 1943, e perciò conobbe Mussolini per lunga e diretta esperienza, ha descritto la personalità del Duce in pagine, che dànno la chiave per comprendere il suo modo di com– portarsi tanto nelle questioni internazionali quanto nelle interne. 9 Mussolini possedeva un intuito profondo dell'animo delle masse; ed era fasc~natore di folle. 10 Aveva un enorme. disprezzo di tutti gli uomini fuori che di se stesso. Eguale disprezzo per tutte le doti che costituiscono la personalità umana: intelligenza, capacità, rettitudine. Soleva dire di non avere mai avuto amici nella sua vita. Da questa naturale disposizione a disprezzare tutti, dipendeva la sua indifferenza innanzi ai problemi della pubblica morale. Di tanto in tanto mostrava volersi preoccupare delle ac- 8 Questo libro si occupa della politica estera italiana, e non di quella interna. Perciò non è qui il luogo per dimostrare che l'Italia non era affatto in uno stato di rovina econo– mica causata dal "bolscevismo," quando Mussolini saH al potere. L'uomo fu portato al governo da una congiura di politicanti, generali e grandi uomini d'affari, non perché si dovesse superare uno stato di disgregazione economica paurosa, ma perché i politicanti nazionalisti e i generali volevano la rivincita per la "vittoria mutilata," e i grossi industriali volevano rompere le orga– nizzazioni della classe operaia. Quando si sia chiarito questo punto, l'attività internazionale di Mussolini, anche nelle sue incongruenze e nelle sue mosse a casaccio, verrà pienamente intesa. Il lettore che desideri informazioni su questa fase della storia d'Italia, ne troverà nei seguenti ·scritti dovuti all'autore cli quest'opera: The Fascist dictatorship in Italy, pp. 144-45, 139-48; Under the Axe of Fascism, pp. 145-48. Ora nella traduz. italiana Opera Omnia, Scritti sul Fa– scismo, vol. I, pp. 56-73; Sotto la scure del fascismo, Torino, De Silva, 1948 pp. 143-49; L'Ita– lia economica dal 1919 al 1922 in Miscellanea Luzzatto, III, 278-98. A questi scritti si deve ag– giungere oggi TASCA, Nascita ed avvento del Fascismo, pp. 389-90, 562-63. 9 SENISE, Quando ero capo della polizia, pp. 92-125. 10 Senise dà come prova delle capacità fascinatrici mussoliniane le ovazioni deliranti che accoglievano i suoi discorsi. Ma ammette che quelle manifestazioni "certamente non erano spon– tanee; la gente era costretta ad intervenirvi." A pp. 45-6 dello stesso libro si legge: "Ad assi– stere alle pubbliche manifestazioni e alle parate, che si ripetevano con snervante frequenza, si poteva credere che il regime fosse piu forte che mai, perché il concorso del pubblico, tra iscritti al partito, iscritti ai sindacati, gioventu fascista ed altre organizzazioni che facevano capo al partito, era enorme. Ma quella partecipazione era tutt'altro che spontanea. Anzi la sua obbliga– torietà appunto costituiva una delle cause piu sentite del generale scontento. Né doveva im– pressionare l'entusiasmo che da quelle adunate si sprigionava. Purtroppo le masse, le nostre specialmente, son fatte cosi. Basta ad un esperto incantatore di folle un discorso, un gesto, una semplice apparizione, per accenderne gli animi, anche se quel discorso, quel gesto, quelle appa– rizioni siano in contrasto col pensiero che poco avanti aveva accompagnato le masse al convegno. Certo si è che a manifestazione finita, le masse ritornavano alle loro case, ancora piu ostili alle persone e alle cose, alle quali poco prima avevano applaudito." 30 Bib o el,;a Gino Bianco

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