Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Sanzioni ed elezioni Anche Punch contribu1 alla campagna pro-mussoliniana con la carica– tura di un "inglese imbarazzato" che, circondato da giornali i quali con– dannavano l'attacco dell'Etiopia per ragioni di moralità e lealtà, guardava a una carta dell'Impero britannico. Poco dopo il 10 ottobre, Vansittart informò Grandi che un funzionario britannico era tornato da Parigi con una nuova proposta di Laval per una soluzione del conflitto, ma la soluzione avrebbe potuto avere effetto sol– tanto dopo le elezioni. La Gran Bretagna non aveva mai contemplato che un'" azione collettiva," cioè aveva sempre subordinato la propria iniziativa a quella della Francia, e la Francia non avrebbe mai preso alcuna inizia– tiva. Egli avrebbe fatto quanto era in suo potere per evitare sanzioni mi– litari. Un rilassamento neÌla tensione dei rapporti italo-britannici era es- senziale. · Lord Perth ripeté a Mussolini (18 ottobre) che Hoare voleva un'Italia forte e prospera, e che era ridicolo dare importanza alla voce che la· Gran Bretagna considerava, l'Italia una pericolosa rivale in Oriente e in Africa o temesse un accordo franco-italiano; era in Italia che molti speravano su– scitare sospetti e diffidenza nei riguardi della Gran Bretagna. Mussolini ringraziò per questa chiara e precisa dichiarazione, ma insisté che la ten– sione si doveva attribuire all'atteggiamento della Gran Bretagna verso le sanzioni; le spiegazioni non potevano eliminare l'amarezza; il popolo ita– liano era sotto l'impressione che gli inglesi volessero soffocarlo. Le misure discusse a Ginevra potevano portare un blocco, e da questo alla guerra il passo era breve. Lord Perth rispose che non si era mai parlato di un blocco. Mussolini ripeté che le sanzioni potevano portare ad una grave crisi eco– nomica. Drummond ne convenne, ma il Patto della Società era per la Gran Bretagna una specie di credo. Se non fosse esistita la Società, il conflitto avrebbe potuto essere risolto, per quanto riguardava la Gran Bretagna, in pochi giorni. Stando cos1 le cose, - replicò Mussolini - perché ·non venire ad un accordo di reciproca smobilitazione nel Mediterraneo? Lord Perth rispose che non era ancora venuto il momento (anche lui aspettava le ele– zioni britanniche). Egli cercò di persuadere Suvich (19 ottobre) che Hailé Selassié avrebbe trovato piu facile fare concessioni territoriali all'Italia se ci fosse stata almeno un'apparenza di compenso; quindi l'opportunità del famoso corridoio; l'Italia avrebbe potuto facilmente stabilire il suo controllo anche su questo corridoio, e non c'era ragione che la sovranità puramente nominale dell'Imperatore rappresentasse un inconveniente per l'Italia. Suvich non ne volle sapere. Non si trattava di una piccola striscia territoriale. Un accesso al mare avrebbe incoraggiato nell'Etiopia la tendenza a sfuggire ad ogni specie di controllo. 4 Il flusso degli argomenti triti e ritriti continuò incessante da ambo le parti. 5 Mussolini e Grandi sostenevano che era im- 4 VILLARI, Storia diplomatica, pp. 164-172. 5 Ibid., p. 177 (conversazione Drummond-Mussolini, 28 ottobre); p. 176 (conversazione Hoare– Grandi, 30 ottobre); p. 178 (conversazione Vansittart-Grandi ai primi di novembre in cui Grandi 525 BiblotecaGino Bianco

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