Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale sposta a chiunque gli avesse chiesto se avrebbe "fatto uso della forza" e fino a che punto sarebbe andato nell'appoggiare il Patto: "Dobbiamo an– dare fino in fondo, accettando tutti i rischi." Bruciò anche un po' d'in– censo sull'altare della Società, per la quale fino allora non aveva avuto che parole di sarcasmo. "La Società delle Nazioni è viva. È viva e in azio– ne. Sta combattendo per la sua vita. Probabilmente sta combattendo per tutte le nostre vite. Ma sta combattendo." Le elezioni si avvicinavano an– che per lui. Quando ci siamo lasciati in agosto, la situazione era... - che sanzioni economiche significavano guerra. - Certamente l'atteggiamento originario dell'Italia era che qual– siasi tentativo di applicare sanzioni sarebbe stato trattato come ·un atto non amichevole e un affronto. Ma che cos'è accaduto? Il sig. Mussolini - io penso che sia questo un segno del suo spirito superiore; per me è una fra le piu grandi prove di forza ch'egli abbia date - si è sottomesso a queste odio~e sanzioni e ha mantenuto i contatti con la Società delle Nazioni. Invece di dire: "L'Italia le affronterà con la guerra," dice: "L'Ita– lia le affronterà con disciplina, con frugalità e con sacrificio..." - Io dico che ci trovia– mo di fronte non solo ad un'affermazione del diritto pubblico d'Europa, ma anche del suo riconoscimento da parte dello Stato colpito, e del personaggio storico, che è capo di quello Stato. 10 Chiunque abbia esperienza di procedura diplomatica, non può a meno di sospettare che dietro a queste ripetizioni ufficiali e pubbliche di formule e di commenti, ci fosse qualche accordo che vincolasse tutte le parti. L' ac– cordo Hoare-Laval del 10 settembre, che escludeva le sanzioni milit<iri, dev'essere diventato un accordo Hoare-Laval-Mussolini immediatamente pri– ma della discussione del 22-24 ottobre al Parlamento britannico. Mussolini dev'essersi impegnato a sottomettersi a quella "serie imperfetta" di san– zioni non militari, che Hoare e Laval stavano pensando di applicare per placare l'opinione pubblica mondiale - e specialmente quella della Gran Bretagna. In altre parole tutti e tre devono aver convenuto d'inscenare ciò che Mussolini doveva piu tardi battezzare "una specie di gara di velocità" . tra le operazioni militari e le sanzioni. 11 Se le operazioni militari avessero raggiunto il loro intento prima che le sanzioni potessero essere efficaci, Mussolini avrebbe vinto. D'altra parte, se le operazioni militari fossero rimaste incagliate, le sanzioni sarebbero state forse efficaci, ma non sarebbe stato fatto niente per disturbare Mussolini in Italia, e gli sarebbe stata la– sciata sempre aperta la via per accettare qualche compromesso che gli sal– vasse la faccia, evitando in Italia una crisi interna. I suoi amici di Parigi e di Londra sarebbero rimasti in disparte a sorvegliare gli sviluppi, pronti 10 In The Gathering Storm, p. 174 (traduz. ital. p. 201), Churchill afferma che nella di– chiarazione di Mussolini sulle sanzioni "indicò profonda scaltrezza." Egli annunziò che non avreb– be tollerato sanzioni che impedissero l'invasione dell'Abissinia. Se la sua impresa fosse messa in pericolo, avrebbe mosso guerra a chiunque si fosse trovato sulla sua strada. Per arrivare a questa opinione Churchill ha dovuto ignorare che Mussolini sapeva benissimo che non avrebbe trovato sulla sua strada né sanzioni militari né sanzioni economiche di efficacia immediata. Non c'è bi– sogno di "profonda scaltrezza" per giocare con carte segnate. 1J1 Prefazione a BADOGLIO, La Guerra d'Etiopia, p. IX. 520 BÌbloL~vd Gino Bianco

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