Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale È questo il motivo per cui il Ministero degli esteri inglese il 1 O ottobre giudicò opportuno riaprire quella discussione che sembrava esser stata chiu– sa dal documento francese del 5 ottobre, e inviò a Parigi un memorandum sulla necessità di colloqui fra gli Stati Maggiori per preparare la condotta da seguire per un'azione comune. Laval replicò che era necessario un ac– cordo politico prima di iniziare simili conversazioni. Sir Samuel Hoare aveva trovato un buon discepolo. Ma non era maestro da lasciarsi superare dagli scolari. Perciò Eden propose (14 ottobre) al Comitato di Coordinazione che i membri s'im– pegnassero reciprocamente a resistere a tutte le speciali misure rivolte sin– golarmente contro uno di essi, come rappresaglia contro l'applicazione di sanzioni dallo Stato che aveva violato il Patto. Mentre lui otteneva questa dichiarazione dal Comitato di Ginevra, l'ambasciatore britannico a Parigi cercava di strappare un'esplicita garanzia a Laval. Laval promise "completa solidarietà," purché l'attacco dello Stato tra– sgressore del Patto fosse "chiaramente" il risultato dell'applicazione del Patto, e l'applicazione fosse stata decisa "in comune." Le parole "chiara– mente" e "in comune" erano le scappatoie attraverso le quali avrebbe po– tuto eludere qualsiasi obbligo, quando lo avesse ritenuto opportuno. Hoare e Laval erano come due cani che girassero l'uno intorno all'altro, cercan– do invano di prendersi reciprocamente per la coda. Quanto a Mussolini, dichiarò il 14 ottobre ad un senatore americano che "francamente credeva che l'Inghilterra volesse la guerra" (N.Y.T. 15-X). Ma lo stesso giorno Cortesi apprese che si facevano sondaggi sulla possi– bilità di negoziare una soluzione appena si presentasse un'occasione favo– revole. Si sperava che le conversazioni raggiungessero qualche risultato po– sitivo, dopo le elezioni, quando il Gabinetto inglese avrebbe avuto le mani piu libere, non essendo piu necessario raccogliere voti, e l'Italia avrebbe oramai inflitto una seria disfatta alle orde del Negus e quindi sarebbe stata disposta a discutere un compromesso territoriale. Il giorno seguente Mussolini mandò le sue "condizioni m1n1me" a Parigi e le comunicò a De Bono nella forma seguente: 1) Annessione pura e semplice alle nostre colonie dei territori conquistati; 2) mandato all'Italia o qualcosa di equivalente, su tutti j_ paesi non-amarici del- l'Abissinia; 3) rettifiche territoriali nella Dankalia e nell'Ogaden; 4) partecipazione dell'Italia al mandato della Società delle Nazioni sull'Amara; 5) disarmo controllato dell'Abissinia. 6 Insieme con quelle minime condizioni, mandò a Parigi la not1z1a che, se si fossero imposte sanzioni e se il commercio dell'Italia con la Francia fosse stato tagliato, lui avrebbe deviato il commercio italiano verso la Ger- 6 La data, 16 ottobre, fu rivelata ufficialmente da Mussolini il 7 dicembre 1935. Il tele– gramma a De Bono, 20 ottobre, in LALLI, La guerra d'Etiopia, 28-XII-47. I 516 Bibloteca Gino Bianco

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