Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Le sanzioni "relativamente miti" inglesi: Shakespeare e Shaw (LT . . 29-XI-35). I diritti di autore m Italia del saltimbanco nazionale inglese furono salvi. C'era una sanzione, che si sarebbe potuta applicare senza turbare né i pacifisti, né i marxisti di stretta osservanza, né gli umanitari. Era quel che oggi si chiama la "guerra psicologica." Al popolo italiano da parte della stampa irreggimentata degli ammiratori e mercenari mussoliniani in tutti i paesi si diceva che "l'Inghilterra," "sazia" di colonie, voleva impedire all"'Italia" di occupare l'unico paese disponibile nel mondo - un paese tra– boccante di oro, petrolio, carbone, cotone, carne e schiavi, - e questi ultimi invocarono la conquista italiana per essere messi in libertà, un paese che poteva assorbire milioni d'italiani senza terra, che nessun paese voleva ri– cevere. Il corrispondente da Roma del Morning Post (21-XII) - testimone degno di fede su questo punto - descriveva lo stato dell'opinione pubbli– ca italiana in termini che avrebbero dovuto far pensare gli innumerevoli comitati di Ginevra. In Italia, nei circoli puramente fascisti, si trovava solo la veemenza tipica degli spiriti unilaterali; nessuna discussione era possi– bile. Se si passava alla stampa quotidiana, si scoprivano filoni di saggezza sotto la scorza delle polemiche. Nelle riviste mensili, si trovavano notizie allarmanti sulla condizione dell'Impero britannico. I fogli umoristici o i settimanali mostravano J ohn Bull in atto di far capriole. L'" ora inglese" alla radio annunciava che l'amarezza italiana contro gl'inglesi non toccava i turisti. Gli studenti, che facevano dimostrazioni nelle strade erano di di– verso avviso. Ma se si faceva un'inchiesta, si apprendeva che le azioni degli studenti erano deplorate come violenze di gioventu irresponsabile. Tutta– via, secondo la stampa, quei giovani erano campioni spontanei della "vo– lontà di resistenza" nella nazione italiana. Ma se si interrogavano gli studenti stessi, rispondevano che era stato loro detto di far la dimostrazione. I ne– gozi consigliavano il pubblico di "comprare merci italiane" ma nei caffè c'erano giornali inglesi ad uso dei lettori italiani. I giornali italiani mette– vano in ridicolo gli inglesi; i quali credevano che l'Italia avesse ulteriori motivi in Egitto e nel Mar Rosso. Ma i radiomessaggi in arabo da Bari si scagliavano ogni giorno furiosamente· contro l'Inghilterra. La "mala fede" della Società delle Nazioni era deplorata quando essa si opponeva all'Italia, ma la sua "buona fede" diventava degna di lode quando lasci~va in asso il Negus. La presunzione generale era che tutto quanto si offriva all'Italia era deserto o palude, ma tutto ciò che le si rifiutava era un Eldo– rado africano. Una delle ragioni addotte per la guerra abissina era quella di acquistare terre capaci di fornire materie prime, cosf che l'Italia potesse produrle e comprarle in lire italiane invece di pagarle in oro a paesi stra– nieri. E la credenza popolare era che, non appena il territorio etiopico fos– se "liberato" le desiderate materie prime sarebbero arrivate per cosf dire alla porta di casa. Pareva che nessuno calcolasse ciò che in ·realtà sarebbe co– stato sfruttare e coltivare la terra promessa. Nessuno calcolava che il costo della guerra in aggiunta al capitale necessario per sfruttare le possibilità etio- 511 Bibloteca t3ino Bia~~o

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